Il titolo è una dichiarazione di intento. Tempo fa ero convinto che non fosse poi così importante e che dovesse in fondo solo attirare l'attenzione. Sbagliavo, in un opera di qualsiasi genere, tutto è importante. La prima cosa che proponiamo ai nostri spettatori è proprio il titolo col quale indichiamo di cosa ci occuperemo. "Semplicemente campagna" è il titolo scelto da Fausta Bertolotti per il suo lavoro, prodotto per essere esposto nelle sale della libreria Voltapagina. Poi aggiunge: "mentre cammino mi sento avvolgere da tutto ciò che mi circonda...colori, profumi, silenzi, tranquillità ma anche curiosità e scoperta". Ecco quindi fotografie dell'ambiente rurale nei dintorni di casa, poco lontano dalla città.
La campagna però non è semplice, è la casa nella quale gli uomini hanno vissuto e lavorato per millenni. E' fatica, natura madre e matrigna, albe viste per accudire gli armenti, notti estive passate sui campi a lavorare la terra. La campagna è rischio quando una gelata fuori stagione può compromettere il raccolto, è abbondanza e carestia. Il termine "semplicemente" lo intendo come riferito al modo di cattura della immagini; tranquillamente, in leggerezza. Immaginiamo Fausta passeggiare osservando filari di alberi, semine ordinate, vecchie masserie ormai abbandonate, stalle vuote. Camminando con la sua "macchinetta" come chiama la sua piccola mirrorless, si ferma e fotografa ciò che le viene offerto. Non sono scatti casuali però, non ci aspettiamo inquadrature frettolose; Fausta ci mette del suo con composizioni ordinate e occhio ai particolari. Il lavoro che ci ha presentato che non è concepito come classico portfolio, si può dividere in tre serie da cinque foto. Prima l'ambiente naturale ormai antropizzato, poi stringe sui particolari e su alcuni interni, infine chiude con alcuni controluce col sole protagonista. Sono immagini un poco malinconiche, influenzate dal momento che l'autrice si trova a vivere, ma alla fine esce con forza il carattere solare di Fausta, combattivo e positivo. Non siamo di fronte ad un reportage ma a fotografia emozionale e personale. Non è forse vero che quando fotografiamo, in fondo parliamo di noi stessi? post di Corrado Pini I commenti sono chiusi.
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Aprile 2024
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