Dopo le brevi introduzioni tenute dal primo cittadino di Boretto e dal curatore Sandro Parmiggiani, Farri inizia il suo intervento chiedendo scusa per non potere alzarsi in piedi, l'età pretende un tributo. Se il corpo è debole, la mente è lucida e in pochi minuti, con alcuni aneddoti fa capire agli intervenuti come era il mondo della fotografia cinquanta e più anni fa. Il suggerimento che si sente di dare ai giovani, dall'alto della sua esperienza invece non è mai cambiato: cercate la luce, che è tutto in fotografia. A chi chiede come riconoscerla e sfruttarla al meglio Farri consiglia di studiare due autori, Caravaggio per capire la luce negli ambienti chiusi e Giovanni Segantini per i paesaggi. E se questo ancora non basta: "vendete la macchina fotografica" scherza (ma non troppo...). Farri è uomo di una volta, solide convinzioni rafforzate dall'esperienza e carattere ben deciso che l'età pare non aver scalfito. Dice: "Se scatto una foto che scopro non piacermi, la strappo, e se piace agli altri, la strappo lo stesso!" E' legato a Boretto da quando arrivava il bicicletta o in treno (lui è di Bibbiano), la stazione è di fronte al fiume e appena sceso dal vagone poteva iniziare a fare foto senza perdere tempo. La sua fotografia tiene sempre in conto il rapporto dell'uomo col fiume e l'ambiente, vuole documentare e tenere ricordo delle cose. Al sindaco che ha in programma di rinnovare una piazza consiglia di fotografarla in tutti i particolari, perchè la memoria venga conservata.
Per questo motivo documentare e ricordare ciò che cambia è importante ed è ciò che ha fatto Stanislao Farri e che continua a fare a novantadue anni.
La fotografia è la sua passione, probabilmente il suo elisir di lunga vita e lo dimostra al termine dell'incontro fermandosi lungamente ad autografare i cataloghi con una bella e moderna calligrafia, però come si faceva una volta, prima il cognome e poi il nome: Farri Stanislao. post di Corrado Pini I commenti sono chiusi.
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Aprile 2024
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