Nell'ultima puntata delle serate con l'autore prima della sosta estiva, si parla di paesaggio. Virginio Cavaglieri socio del circolo, viaggiatore, motociclista e fotografo, ci ha presentato una selezione di immagini: Vertical Land(scape), quindi Paesaggi Verticali. Non tragga in inganno il titolo, si fa riferimento non alla montagna ma al formato dello scatto, verticale appunto. Il paesaggio è il primo tipo di fotografia che si affronta, di solito in vacanza, per portare a casa un ricordo. Paesaggi insoliti, esotici, tramonti colorati catturano l'occhio e desideriamo riprenderli a memoria di un momento felice. Il paesaggio, immobile come l'architettura di cui abbiamo parlato nell'ultimo post, è stato anch'esso uno dei soggetti preferiti dai pionieri della camera oscura, alle prese con limiti tecnici. Sono numerosi i modi di interpretarlo, si iniziò col Pittorialismo quando la fotografia ancora aveva qualche senso di inferiorità rispetto alla pittura e ne scopiazzava temi e tecniche. Saltando a grandi passi nella storia, troviamo forse il più grande fotografo di paesaggio, Ansel Adams, che inventò il sistema zonale per sfruttare al meglio la resa del negativo in stampa. Ricordo i New Topographics che si schierarono contro la tradizionale rappresentazione idilliaca della natura nel paesaggio, preferendo invece elevare il banale o addirittura il brutto (Baltz, Shore). In Italia, Giacomelli con i paesaggi in bianco e nero quasi disegnati col pennarello, oppure Ghirri, con i suoi caratteristici delicati colori, Fontana al contrario con tinte sature e vivaci. Insomma, la fotografia di paesaggio è stata parte importante della storia e tutti abbiamo qualche fotografia di quel genere nei nostri hard disk. Durante il dibattito ci siamo chiesti se le foto presentate fossero un po' "ruffiane" cioè se facesero leva sulla sensibilità che noi tutti abbiamo per la natura e i pittoresco. A mio parere non lo sono e argomento con due motivi. Virginio non ha puntato sul colore saturo, vivace, tanto che alcune foto risultano leggermente sottoesposte. La luce, seppur presente non è enfatizzata in camera chiara per farla uscire quanto più possibile. L'autore ha cercato di registrare quello che realmente ha visto senza sottolineature come avrebbe potuto fare. In secondo luogo la scelta del formato, controcorrente rispetto alla consuetudine. La visione umana si estende assai più lateralmente che non in verticale. La selezione naturale ha lavorato ottendendo quel risultato che ci ha permesso di sopravvivere meglio dai pericoli che venivano più spesso dai lati che non dall'alto. Per questo motivo esclusivamente fisiologico il formato landscape ci risulta naturale, si accorda meglio con la nostra visione periferica. La verticalità ci obbliga ad un'attenzione diversa, più ragionata e meno istintiva quindi più difficile. Nelle prime immagini Virginio ha fotografato la terra, razionalmente, utilizzando schemi e composizioni corrette, volute più che sentite. Nella seconda parte del portfolio invece si è dedicato alla luce che diventa protagonista e questo secondo tipo di fotografia è più nelle sue corde, tecnicamente curata ma, passatemi il termine, più "gustata". Sono proprio queste ultime immagini le più apprezzate. Terminata la bella e interessante serata presentata eccezionalmente dal nostro amico Amilcare Cenci con la sua consueta verve e competenza, siamo passati ai saluti assaggiando una fetta di torta; sempre una degna conclusione.
Durante l'estate ricaricheremo le pile ma non mancheranno le occasioni per fotografare e per rivederci magari di fronte ad un buon gelato. Il prossimo autunno si preannuncia ricco di avvenimenti e sarà bene non farsi trovare impreparati. Come si dice a Parma: tgnemos vist! post: Corrado Pini Furono le costruzioni dell'uomo i primi soggetti per i pionieri della fotografia del diciannovesimo secolo. Il motivo è semplice, la tecnologia del tempo richiedeva modelli molto tranquilli per reggere, immobili, le lunghe esposizioni necessarie alle riprese. Tutto ciò che si muoveva semplicemente non veniva registrato sulle lastre (poco) sensibili, quindi niente di meglio di un palazzo, un monumento o un viale. Trovato il soggetto statico, può sembrare semplice realizzare una fotografia di architettura, in realtà si sono codificate nel tempo alcune regole che è bene seguire.
Sono proprio due portfolio di fotografia d'architettura che Oreste Zinelli del Circolo Renato Brozzi di Traversetolo ci ha presentato nel penultimo giovedì d'incontro con l'autore, prima della sosta estiva. Il primo ci ha raccontato la Stazione di Guillemins a Liegi, costruita dall'archistar Santiago Calatrava e inaugurata nel 2009. Acciaio, vetro e cemento bianco sono stati modellati in monumentali archi, forma prediletta e ripetuta costantemente da Calatrava in tutti i suoi edifici. Zinelli ci racconta attraverso la sua fotografia in bianco e nero poco contrastato la sua breve ma intensa visita; ottimi risultati tenuto anche in conto che si è trattato appunto di una toccata e fuga. Il secondo portfolio tratta della Biblioteca Civica di Stoccarda progettata dall'architetto sud-coreano Eun Young Yi. L'edificio, un parallelepedo dove la ripetizione di forme geometriche è la regola, ospita oltre alla biblioteca anche un caffè letterario e un'area eventi. Si possono effettuare riprese senza permessi particolari a meno che si desideri utilizzare flash e cavalletto. Le fotografie sono a colori, lo sviluppo digitale è molto accurato, le sfumature quasi pastello vengono esaltate dalla bella stampa su carta cotone. L'autore ci presenta prima l'esterno della struttura per poi invitarci all'interno. La composizione, sempre precisa e ben studiata è una delle caratteristiche della fotografia di Oreste Zinelli. Per conoscere meglio Oreste consiglio di ammirare la sua "Via Palermo", un ottimo lavoro che dice molto della sua visione. Bella serata, piena di spunti sulla fotografia d'architettura, Calatrava è ben conosciuto per aver progettato la vicina e fotografatissima Stazione Mediopadana e per quanto mi riguarda fra qualche mese sarò proprio a Stoccarda.
Prenderò spunto dalle belle immagini di Oreste Zinelli perchè credo proprio che una visita alla nuova Stadtbibliothek sarà nel programma. post: Corrado Pini F A M I G L I A Nessuno tocchi la Costituzione, la più bella del mondo! Ma quando leggiamo l'articolo 29, "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio", dobbiamo chiederci se è ancora così oppure se i tempi hanno sorpassato il dettato costituzionale del 1948. Mi pare chiaro che qualcosa sia cambiato, anche i più tradizionalisti se ne saranno per forza accorti. Mentre attendiamo la Costituzione 2.0 (ma attenzione che a volte gli aggiornamenti risolvono un bug per crearne un altro), FIAF ha pensato di mobilitare un pacifico esercito di fotografi per indagare proprio sul mondo della famiglia, qualsiasi cosa si possa intendere con quella parola. Quanti tipi di famiglia esistono, cosa dobbiamo intendere con quel termine, al di là dell'etimologia della parola non sono questioni da risolvere in poche righe. Umberto Eco se ne sarebbe compiaciuto e ne avrebbe fatto un lungo elenco a far parte del suo "La Vertigine della lista". Sono entrato nell'Oratorio San Quirino sede dell'esposizione senza aver assistito all'allestimento, per ricevere un'impressione per quanto possibile non condizionata, come quella che ha un visitatore esterno al circolo. L'Oratorio, edificato nel quattordicesimo secolo e poi ricostruito e ora sconsacrato, è un piccolo gioiello nel centro della città, chiude Borgo Romagnosi che a breve sarà collegato a Piazza Ghiaia, storico mercato di Parma. San Quirino è gestito dal Comune ed è diventato sede di eventi di natura artistica. Ed è perfetto per quella funzione, di volume adeguato all'occasione, è stato attrezzato con lastre di vetro lungo i muri che fungono da appoggio per le opere senza nascondere le pareti. La luce naturale che piove dall'alto è ottima, non provoca riflessi e viene ben sfruttata fino a sera. Le fotografie sono tutte stampate in generose dimensioni su carta di qualità, quella che si usa per il fine-art. Un bel passepartout caldo le incornicia evidenziandole e grazie al montaggio sul vetro le immagini sembrano quasi sospese a mezz'aria. La breve cerimonia d'inaugurazione è avvenuta alla presenza dell'Assessore Nicoletta Paci e con Maurizio Trapelli incarnazione della maschera parmigiana Al Dsèvod, insieme a tanti appassionati di fotografia. Non è semplice allestire un'esposizione come "Famiglia", ci sono permessi da ottenere, tempi da rispettare, le stampe, la pulizia della sede, la preparazione del buffet di accoglienza, il montaggio e l'installazione delle immagini, i turni per tenere aperto la sede della mostra. Tante ore da sottrarre alla propria famiglia ma ripagate dalla soddisfazione di partecipare ad un evento ben organizzato e ben riuscito. Alla fine forse scattare le foto può sembrare la cosa più semplice, ma in realtà tutto parte da lì, dall'ispirazione e dalla voglia di comunicare la propria visione agli altri attraverso una fotografia. Forse qualcuno non si è sentito rappresentato ma lo scopo non era quello di descrivere in modo politicamente corretto tutte le declinazioni del concetto "famiglia". L'arte o i tentativi artistici non possono, non devono seguire una sorta di manuale Cencelli. Ogni fotografo ha rappresentato quello che l'esperienza, le possibilità, la sensibilità personale gli hanno concesso ed è stato tanto, credetemi, l'impegno messo. Sedici autori non fanno un'enciclopedia, ma all'interno delle cento mostre che FIAF ha voluto in tutta Italia, certamente ognuno di noi può trovare qualche storia alla quale accostarsi con empatia. Ma come sono queste benedette fotografie? Nei prossimi post cercheremo di approfondire meglio, intanto direi che la cosa migliore è andarle a vedere personalmente e farsi un'idea diretta, potrete parlare di fotografia e di arte con alcuni degli autori presenti. Verrete accolti con calore ma potrete stare al fresco tra le spesse mura di San Quirino. post: Corrado Pini COMUNICATO STAMPA DAL PORTALE ISTITUZIONALE DEL COMUNE DI PARMA E' stato reso noto durante la cerimonia di chiusura dell'edizione 2018 il tema della prossima edizione di Fotografia Europea 2019: “Legami. Intimità, relazioni, nuovi mondi”. A breve sarà pubblicato il concept. post: Parmafotografica
Globalizzazione: diffusione su scala mondiale grazie ai nuovi mezzi di comunicazione di tendenze, idee e problematiche. Il fenomeno è tanto complesso che qualsiasi definizione risulta incompleta. Uno dei problemi è la scomparsa delle identità locali, processo forse irreversibile e inevitabile, verso il quale però si può tentare una resistenza attiva. Daniele Giannetti, presidente del Gruppo Fotoamatori Tresana, circolo nostro amico e gemello, pur giovane, è molto attento alle tradizioni della sua terra, la Lunigiana. Giovedì 31 maggio nel classico appuntamento con l'autore Daniele ci ha presentato Progetto Lunigiana, riassunto narrato di due lavori che hanno hanno trovato la loro conclusione con la pubblicazione in forma di libro. Virgoletta è un borgo della valle del Magra che ha fra i suoi abitanti alcuni, ormai rari, suonatori di campane. I campanari di Virgoletta però non si limitano a chiamare i fedeli alla messa ma interpretanno, rigorosamente ad orecchio, i brani della tradizione popolare. In passato non erano infrequenti le disfide goliardiche con i suonatori di Filetto, il paese vicino a portata di rintocco. Daniele è riuscito ad entrare nel gruppo ed a scattare il materiale necessario per realizzare un libro nel quale il valore fotografico delle immagini si unisce a quello storico e di reportage. Tutto ma non classico è il ricettario fotografato dei piatti tipici: Testin, barbotta e carscenta. La Lunigiana non ha ampi poderi dai filari diritti come nella grande piana vicino a Po, piuttosto piccoli appezzamenti in salita, strappati alla selva durante i secoli e che il bosco sempre cerca di riprendere. Da quei prati vengono gli ingredienti delle ricette lunigianesi così come i primi "testi" scolpiti dalle rocce dei monti, utili prima a cuocere e poi per scaldare le lenzuola d'inverno. Per una volta l'etichetta "km zero" ha veramente un senso compiuto. Il libro effettivamente contiene ricette della tradizione ed è illustrato con fotografie dei personaggi e dei luoghi di produzione. Non Chef quanto piuttosto cuoche fai da te (dalle nostre parti di direbbe "rezdore"), con ingredienti segreti e dosi stampate in testa, gelose dei segreti di famiglia. Tanto che a volte è stata necessaria l'intercessione di sindaco del paese per ottenere le preziose ricette. Concludono la proiezione alcune immagini dell'ultimo produttore dei testi di terracotta protagonisti di uno dei più antichi metodi di cottura ancora oggi utilizzati. Il successivo dibattito si è incentrato sul significato di reportage. Quale che sia il proprio modo di intendere il reportage, e sono davvero tanti, l'importante è realizzarlo in modo sincero e coerente. Trovare una buona idea e concretizzarla per impedire per quanto possibile, l'oblio di tradizioni tramandate solo oralmente, non è semplice. Nel caso delle opere di Daniele sono state necessarie lunghe ricerche, approcci difficili per ottenere notizie e scattare fotografie, tanta pazienza per ottenere le necessarie liberatorie per la pubblicazione. Tutte queste difficoltà sono state in gran parte risolte grazie alla grande passione che Daniele Giannetti ha per la fotografia ma ancor di più, si avverte, per la sua terra e per la gente che la popola. Per questo nel suo concetto di reportage c'è anche l'urgenza di concludere un progetto in tempi relativamente brevi per permettere ai protagonisti ormai sempre più spesso anziani, di goderne da protagonisti. Credo comunque che passati alcuni decenni Virgoletta, il borgo dei campanari e Testìn, barbotta e carscenta pur perdendo di attualità, acquisteranno valore in termini di testimonianza storica.
Ora che l'estate è alle porte non resta che organizzare qualche uscita per visitare i luoghi di Lunigiana tanto cari a Daniele, per fotografarli e per gustare tutti quei prodotti tipici che il suo ricettario ci ha fatto conoscere. Cottura nei testi, naturalmente. post: Corrado Pini |
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Aprile 2024
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