Etica: dottrina o indagine speculativa intorno al comportamento pratico dell'uomo di fronte ai due concetti del bene e del male. Considerato il titolo del festival è bene informarsi circa la definizione di "etica". Google ha dato il responso che avete letto sopra ma ha messo in mezzo il bene e il male. E che dire di "coscienza": nel linguaggio comune, la valutazione morale del proprio agire, spesso intesa come criterio supremo della moralità. Non avendo una laurea in filosofia lascio stare evitando di addentrarmi in un ginepraio e torniamo a noi. Domenica 15 ottobre, un treno nuovo e puntuale accoglie in nostro gruppo ed è già buon auspicio. Partenza ore 8,07 ma non pesa svegliarsi presto se si va cercare buona fotografia. La meta è Lodi per visitare l'ottava edizione di "Fotografia etica, quando la fotografia parla alle coscienze". Ricordate Biosfera due? Era un'esperimento ambizioso, ricreare un ambiente totalmente isolato e senza scambi di nessun tipo con l'esterno, utile per future colonizzazioni di altri pianeti. Non ebbe successo. E se anche Biosfera Uno cioè la terra stessa fosse un esperimento del genere? Probabilmente ogni tanto qualcuno verrebbe a controllare come vanno le cose, in particolare come sta evolvendo quella scimmia antropomorfa con in testa il seme dell'intelletto. Allora perchè non visitare qualche festival di fotografia come quello di Lodi, ci si trova un riassunto di quello che succede nei vari continenti già fatto e pronto. Forse questi super scienziati una volta parcheggiata l'astronave e ben mimetizzati, sono arrivati in treno con noi mescolandosi ai tanti appassionati che hanno affollato le sale di Fotografia Etica. Dunque eccoci arrivati, scendiamo dal treno e percorriamo un ampio viale che conduce direttamente in piazza Vittoria dove a fianco della Cattedrale troviamo la biglietteria dove si può acquistare il catalogo. Il Festival è distribuito nel centro cittadino:
Tutte le sedi di esposizione sono prestigiose, bei palazzi antichi oppure ex chiese restaurate. Fa eccezione lo spazio espositivo permanente dell'istituto bancario BPL all'interno del centro direzionale vicino alla stazione ferroviaria, merita una visita anche perchè si tratta di una struttura architettonica moderna progettata da Renzo Piano; la visiteremo per ultima prima di ripartire. Durante la giornata faremo nuove conoscenze e ritroveremo amici come Stefano Cavazzini e Massimo Gorreri, entrambi ospiti di Parmafotografica in passato e sempre disponibili a discorrere di fotografia. In Palazzo Barni troviamo Romain Laurendeau l'autore di "Derby" impegnato in una visita guidata. Derby ci racconta del popolo algerino, giovane e bloccato in una situazione sociale di stallo. La gente trova motivo di sfogo nel calcio e nel tifo per le squadre dei quartieri della capitale. Visitiamo una dopo l'altra tutte le esposizioni e come sempre succede in questi grandi Festival, troppe immagini si sovrappongono e si mescolano rendendo dopo qualche ora più faticose le letture. Ci si può fare un'idea generale che si aggiunge a quella del festival dello scorso anno e la rafforza: sempre di più per colpire, farsi notare, imporsi all'attenzione si rappresenta la violenza. Occorre fare delle scelte, non si discute, inquadrature, prospettive, colore, bianco e nero sono sono la grammatica del linguaggio del fotografo. Nel reportage la storia dovrebbe essere al centro e le fotografie gli strumenti per raccontarla, se sofferenza c'è, che sia funzionale alla narrazione, non il contrario. Invece quasi si impone un'estetica del dolore. Naturalmente il reporter non può (non dovrebbe) censurare e quindi fotografa quello che succede secondo la sua visione, ma non sono certo che mostrare cadaveri a profusione sia efficace ai fini di smuovere le coscienze. Piuttosto le anestetizza, le abitua alla sofferenza (altrui), forse però è questo che il pubblico ricerca. Ci sono lavori con migliore equilibrio e sono quelli che (mi) piacciono di più, per esempio Destino Final di Giancarlo Ceraudo. L'autore ha lavorato sulla vicenda dei desaparecidos e trovato preziosi documenti serviti per rintracciare i mezzi e successivamente anche alcuni autori di quei crimini. Oppure Landmine Detection dove si racconta come inaspettatamente l'aiuto per sminare vasti territori arriva da grossi topi, gli herorats, capaci di fiutare gli eplosivi e molto più efficaci (e anche simpatici in fondo) dei detector elettronici. Il livello del Festival è comunque molto alto, probabilmente uno dei migliori come organizzazione e qualità delle esposizioni. Ormai è un appuntamento imperdibile per chi ama il mondo della fotografia. Al termine di una bella giornata mi chiedo a quali conclusioni arriveranno i due scienziati che idealmente hanno visitato l'ottava edizioni di Fotografia Etica con noi. La prima che festival come quello di Lodi ormai sostituiscono completamente i giornali ed i magazine che nei decenni scorsi erano il normale bacino di destinazione di questi reportage e che erano anche un filtro verso i lettori. La seconda che probabilmente l'esperimento Biosfera Uno si avvia alla conclusione, noi uomini siamo impegnati con profitto e impegno a tagliare il ramo sul quale stiamo seduti. Etica e morale sono parole ormai svuotate del loro significato? Se ne dibatte da sempre in fotografia e in tutti gli altri ambiti del pensiero e del vivere. «Il primo passo nell'evoluzione dell'etica è un senso di solidarietà con altri esseri umani. » (Albert Schweitzer) E noi corriamo a passo di gambero.
riferimenti web: Festival della Fotografia Etica - Lodi 7/29 ottobre 2017 post: Corrado Pini I commenti sono chiusi.
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