Le vite di Francisco Goya, 1746-1818 e George Grosz, 1893-1953 sono separate da più di un secolo di storia ma nell'esposizione "Il sonno della ragione" allestita presso Palazzo Pigorini a Parma, mostrano assonanza di idee e di visione. I curatori hanno accostato i disegni di Goya alle opere colorate e i bozzetti preparatori di Grosz. Tutte le opere sono accomunate dallo stesso tema, la satira sociale anche feroce ma sempre motivata. Quelle di Goya sono ottanta incisioni che formano un corpus unico dal titolo "I Capricci". L'artista denuncia le storture della società nel suo tempo, la cattiva politica, la religione ipocrita, la guerra per il dominio. Ebbe a faticare per vendere queste opere proprio perchè toccavano profondamente nel vivo i potenti che allora come oggi detestano i ribelli. Cento e cinquanta anni dopo un altro artista si trovò a profetizzare e poi affrontare l'ascesa del nazismo in Germania.
George Grosz venne più volte, incredibilmente accusato di incitamento all'odio di classe e vilipendio proprio dai futuri creatori dei lager. Naturalmente la sua arte fu classificata come degenerata ed esclusa dalla possibilità di diffusione. Fuggì negli Stati Uniti per tornare in patria anni dopo la fine della guerra. La denuncia sociale che i due autori hanno fatto in epoche ormai lontane dalla nostra risulta perfettamente attuale, il morbo del potere ad ogni costo è fondamentalmente insito nell'umanità e si manifesta continuamente nelle aberrazioni che abbiamo continuamente sotto gli occhi. Anche oggi esistono in tante martoriate parti del mondo artisti che cercano di mostrare la realtà alla gente e per questo vengono censurati o peggio, perseguitati. Forse verremo a conoscenza dei loro nomi fra decenni ma devono avere da ora, da tutti noi solidarietà, rispetto e ammirazione. Ma neppure questo è scontato. Corrado Pini I commenti sono chiusi.
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Aprile 2024
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