Guarda questa, la potevo fare anche io! Non neghiamolo, prima o poi lo abbiamo affermato tutti di fronte alla fotografia di un autore più o meno celebre che ci sembrava mal riuscita. Ci chiediamo perchè quella foto poco ispirata è comunque esposta in galleria o pubblicata in un libro.
Forse siamo noi che non le capiamo? Oppure c'è altro che ci sfugge? Se queste perplessità valgono per la fotografia, a maggior ragione esistono per l'arte in generale e per quella contemporanea ancora di più. Francesco Bonami prova a dare la sua risposta a questi dubbi con il libro "Lo potevo fare anch'io". Il sottotitolo è "Perchè l'arte contemporanea è davvero arte", ed è un'affermazione. Se vogliamo dare etichette possiamo dire che Bonami è un celebre critico e curatore di eventi legati all'arte ed ora anche scrittore e divulgatore. Nel suo libro ci racconta con linguaggio divertito e divertente le vicende di alcuni artisti moderni o contemporanei. Ecco che viene dedicato un capitoletto a colui che ha provocato una certa rivoluzione nell'arte, Marcel Duchamp che iniziò pittore, poi Lucio Fontana con le sue tele tagliate, Jackson Pollock, rivoluzionario senza eredi, Wharol e chi non lo conosce!. Richter, Kapoor, Mapplethorpe (un fotografo), poi Richard Prince, Rauschenberg, Beuys, Christo con Jeanne-Claude (abbiamo partecipato all'ultima sua opera sul lago d'Iseo pochi mesi fa), Damien Hirst, Keith Haring, Botero, Guttuso. Insomma tanti nomi più o meno celebri, per ognuno un breve ritratto nel quale non vengono risparmiate critiche. Sottile è la lama che separa genio e trovata dozzinale, Bonami afferma che l'importante è avere l'idea giusta al momento giusto e prima degli altri.
Bonami ci vende qualche strumento per capire meglio l'arte che è cosa molto umana e la si deve accostare con curiosità e passione. Non ci sono verità assolute, capita spesso che artisti sconosciuti in vita vengono rivalutati dai posteri, le mode come i gusti cambiano velocemente. Per quanto riguarda la fotografia... [...] chiariamolo bene, non è un'arte più di quanto lo sia un pennello o lo schermo di un computer. Infatti chi parla di computer art non sa cosa dice, confondendo il mezzo con il contenuto, con l'idea, con il risultato, scambiando lo strumento per l'opera. Un altro brano significativo: [...] i bravi maestri insegnano, principalmente, ad essere liberi. Quindi abbiate idee, nuove o poco usate e comunque coraggiose.
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Aprile 2024
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