Massimo Gorreri è l'autore, fotografo professionista che abbiamo incontrato nel classico giovedì di Parmafotografica. Ci ha proiettato commentandoli alcuni suoi lavori di reportage ma prima, per farci comprendere come intende la fotografia, ci ha mostrato una scena del monologo di Roberto Benigni dal film "La Tigre e la Neve". Si parla di poesia ma basta sostituire la parola poesia con "fotografia". Prendetevi qualche minuto per vederlo anche voi seguendo questo LINK.
Poi completa le proiezioni con aneddoti e i "dietro le quinte", rispondendo alle domande. Una di queste riguardava l'importanza della parte narrata (disascalica) rispetto alla fotografia, che per Gorreri è un valore aggiunto e questa è una risposta da giornalista e fotografo insieme. E' l'eterna competizione fra la parola e l'immagine, nemici/amici. A mio parere la fotografia di Gorreri è potente, evocativa, l'uomo è in primo piano, ma la parte estetica e di composizione è presente e ben realizzata; forma e contenuto lavorano insieme. Non viene cercato l'effetto straordinario e se talvolta è presente, è al servizio del racconto. Spesso si vedono autori anche di successo che sono innamorati della propria immagine ancor prima delle proprie immagini. Devono raggiungere e mantenere una cifra autoriale superiore quasi che la storia raccontata non conti tanto quanto il fatto che la raccontano loro, novelli Dorian Gray. Sempre più spesso apparire corrisponde ad esistere e anche noi ne siamo coinvolti, non neghiamolo, quando siamo a caccia di "mipiace". Però ci sono persone che sentono il bisogno di esprimersi in modo diverso. Esperienze reali, racconti di vita, personaggi che mai saranno all'attenzione dei media, viaggi, luoghi sconosciuti, tanti imprevisti, un pizzico di pericolo, questi sono gli ingredienti dei reportage di Gorreri che a fatica trovano pubblicazione e certo non arricchiscono l'autore. Lo si fa per passione, per realizzare ciò che ci mette in pace con noi stessi, la fotografia è un carburante per la mente e la mente è quella che muove tutto. Rimando al sito CONTRAILS dove potete vedere nel dettaglio alcuni lavori e farvi un'idea precisa: I fantasmi di Belgrado - i profughi di passaggio nei Balcani, come sopravvivono ammassati in un capannone in attesa di una nuova vita. Don Luciano - l'opera e la fine tra la sua gente di Don Luciano Scaccaglia. SimoGloZoe - Due mamme per una bimba. Altri lavoro importante riguarda l'utopia di Nomadelfia, una comunità che ha scelto di vivere fuori dal tempo e dal nostro mondo. Miniature prese dal sito CONTRAILS Interessanti anche le notizie circa il rapporto fra il professionista e i giornali o le agenzie. Questione difficile al giorno d'oggi, budget risicati e concorrenza non permettono più al fotografo di sostenersi con soltanto il lavoro di reportage. Spesso belle storie non vedono la stampa perchè l'argomento non è di moda non "attira" i lettori e quando succede bisogna accettare tagli, riduzioni e compromessi. Il mondo della fotografia rimane affascinante pur con questi problemi; anche noi foto-amatori ne facciamo parte e ne vogliamo conoscere ogni volta un pezzetto in più. Ben vengano queste serate dove per qualche volta non si parla di tecnica, composizione e regolette varie ma di fotografia fatta sul campo senza bloccarsi su idee preconcette. Con questo non voglio dire che le regole non servono, anzi costruirsi il proprio "recinto" serve a migliorare per superarlo e per costruirne uno più grande. Prima della serata ci siamo chiesti quale tipo di fotografia vorremmo riuscire a fare per bene. Ecco, le storie per immagini che abbiamo ammirato stasera si avvicinano molto al mio concetto di Fotografia con la F maiuscola. Eppure è vero, esistono altri mondi (fotografici) altrettanto affascinanti. post: Corrado Pini I commenti sono chiusi.
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Aprile 2024
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