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Maurizio Mercuri - l'effimero e l'eterno (lab066)

8/3/2019

 
Una visione cinematografica
Maurizio Mercuri, fotografo, filmaker e appassionato di cinema i tutti i suoi aspetti è stato protagonista della seconda serata dedicata al tema FIAF 2019, "l'effimero e l'eterno" visto con particolare riferimento alla settima arte.
Con l'aiuto della proiezione di alcune brevi clip tratte da celebri film, Mercuri ci ha introdotto al concetto di effimero legato al fenomeno del divismo tipico della Hollywood dei tempi d'oro negli anni '50.
Eterna diva e quindi icona immortale è Marilyn Monroe vista in uno dei suoi maggiori successi: "A qualcuno piace caldo".
La Monroe è paradigma del mito che sopravvive a se stesso, legato alla costruzione del personaggio ed a una fine tragica e ancora un poco misteriosa.
Foto
Una carrellata di immagini di dive è servita per mostrare le tecniche di illuminazione dei volti utilizzate nella composizione fotografica, con sfruttamento delle ombre, chiaroscuri, luci, che abili artigiani utilizzavano per costruire l'immagine delle attrici.

C'erano clausole scritte nei contratti che regolavano tutti gli aspetti legati alle modalità di ripresa allo scopo di generare glamour e di conseguenza consegnare al mito l'attrice.

Tutti questi concetti sono stati sottolineati dalla proiezione di alcuni spezzoni di "Disonorata" con Marlene Dietrich e "Viale del tramonto" con Gloria Swanson.

Quest'ultima pellicola racconta di una diva del muto che vive nel ricordo della propria fama ed è il simbolo di quel tipo di cinema e della sua fine in un gioco di rimandi fra realtà e messa in scena.
Esiste un altro concetto di effimero legato al cinema, quello della pellicola in quanto supporto materiale.
Oggi si può pensare che un film una volta girato e pubblicato sia eterno, così come una fotografia, salvi in quello spazio virtuale che oggi chiamiamo cloud, cellula di un futuro cyberspazio.
Agli albori della cinematografia invece la pellicola era materiale raro e prezioso.

Una volta finita la vita utile del film, terminate le proiezioni e scemato l'interesse del pubblico, il supporto veniva recuperato, riciclato e riutilizzato.
Non dimentichiamo inoltre che la pellicola di celluloide è altamente infiammabile e proprio gli incendi hanno distrutto opere importanti.
Tra fuoco e riciclo sono andati perduti veri capolavori di grande importanza storica, sciolti insieme alla gelatina che ricopriva le bobine.

Per esempio "Metropolis" di Fritz Lang venne più volte rimaneggiato intervenendo direttamente sull'originale tanto che oggi fatichiamo a ricostruire l'esatta sequenza dell'opera.
Prima dell'invenzione delle cineteche soltanto alcuni appassionati setacciavano i maceri cercando si salvare per quanto possibile le pellicole di maggior valore.
Una di queste vicende è raccontata da Luigi Comencini in "La valigia dei sogni".
Egli stesso in gioventù fu tra coloro che collezionarono pellicole e più tardi contribuì a fondare la Cineteca Nazionale.
Foto
A sottolineare l'"eternità" del cinema ci sono artisti che lavorano sull'opera altrui, rielaborando e trasformando.
Esempio portato da Mercuri è "Home stories" di Matthias Muller, composto da sequenze prese da melodrammi degli anni '50 della Hollywood classica, dando loro nuovo significato.
Oppure " La verifica incerta" dal quale è nata l'idea per la trasmissione televisiva Blob.

Nella conduzione della serata è parso chiaro come Maurizio Mercuri guardi alle vecchie storiche pellicole con lo stesso sguardo e passione che abbiamo noi fotografi quando ammiriamo le classiche immagini di Nadar, Brassai, Adams, Bresson e via elencando.
Con queste armi e con la competenza dimostrata Mercuri ha catturato l'interesse di tutti i presenti ed è riuscito ad introdurre alla storia del cinema, arte cugina della fotografia e come la fotografia profondamente complessa.
Un bel contributo al tema l'effimero e l'eterno.


post:Corrado Pini

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