Leggere un portfolio non è cosa facile. Obbliga a pensare, interpretare le fotografie, valutare ogni particolare cercando di intuire in pochi minuti anche la personalità dell'autore; niente affatto semplice Erano due i portfolio che Francesca Artoni e Lorenzo Bracci ci hanno presentato nel classico giovedì di Parmafotografica: "Storia di noi" composto a quattro mani nell'ambito del tema "Capolinea" e "Criogenia" realizzato dalla sola Francesca. Questi fotografi sono soci di Bottega Photographica di Boretto e pur giovani, hanno dato più volte conferma del loro talento, Francesca per esempio è già Tutor fotografico FIAF è ha vinto un ambito premio al Colorno Photo Life 2017 con "Fare Fagotto". Il primo, "Storia di noi" è il raccondo in undici immagini del loro incontro e della vita insieme. Lei di Reggio Emilia, lui di Rimini, membri della Protezione Civile si sono incontrati a L'Aquila. Le immagini mostrano il gruppo di volontari, la partenza per le zone terremotate, la passione comune per la motocicletta, il matrimonio, il lavoro, la famiglia. Si chiude il cerchio di nuovo in divisa, questa volta consapevolmente insieme. Il portfolio è lineare, pulito e semplice (che non vuole dire banale). A ben vedere dentro alcune immagini troviamo parole che chiariscono e raccontano ancor meglio la storia. Storia di noi ricorda un diario di ragazza, quando si conservavano testimonianze di un evento. Per esempio di un concerto del cantante preferito si potevano raccogliere polaroid, ritagli di giornale, il biglietto d'ingresso, un autografo e così via. Anche in "Storia di noi" troviamo elementi simili che regalano al lavoro freschezza giovanile. Criogenia invece utilizza tutt'altro linguaggio, più raffinato complesso e concettuale a dimostrazione della maturità degli autori, in grado di cambiare registro rimanendo efficaci. E' composto da cinque riquadri contenenti ognuno quattro fotografie quadrate. In apertura e in chiusura altre due immagini singole anch'esse quadrate. L'autrice ha plastificato fotografie del suo album famigliare e le ha congelate in acqua distillata, poi ha fotografato le lastre di ghiaccio. Risultano immagini pittoriche, colori tenui, forme velate e offuscate. Francesca vorrebbe congelare i momenti della vita più felici perchè non sfuggano via, fermare il tempo per vivere sempre il meglio dell'esistenza. Non vuole trattenere il ricordo ma utopicamente, la persistenza della vita nei momenti migliori. La foto iniziale una farfalla, è però già una dichiariazione di impotenza. Simbolo di fragilità e delicatezza, vive lo spazio di un mattino e il ghiaccio può soltanto ritardare l'inevitabile passare del tempo. Bello il contrasto tra la poetica e l'estetica delle immagini e il rigore delle forma quadrata, stabile, solida. Il tempo pervade i lavori di Francesca e Lorenzo, il passare del tempo e il sogno di fermarlo.
Fermare il tempo, se ci pensiamo è compito della fotografia, trattenere un attimo, poterlo rivivere con la memoria. Sembra incredibile, il tempo in realtà non esiste ma la fotografia lo ferma lo stesso. post: Corrado Pini I commenti sono chiusi.
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Aprile 2024
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