6 GIUGNO – 16 SETTEMBRE Guido Calvi. Un pioniere della fotografia a Parma Palazzetto Eucherio Sanvitale – Parco Ducale Presentazione alla città del materiale fotografico di Guido Calvi donato dagli eredi al Comune di Parma, a cura di Alessandro Malinverni. Aperta al pubblico sabato e domenica dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.30. Ingresso gratuito. Clic, è davvero molto semplice scattare una fotografia oggi, tanto che pur facendo alcune ricerche non ho trovato dati esatti su quante immagini vengono pubblicate giornalmente nel mondo. Nessuno lo sa con precisione e i dati cambiano velocemente, sono veramente tantissime. Un secolo fa invece, (soltanto cento anni fa, incredibile pensarci tenendo in mano l'ultima super-tecnologica ammiraglia reflex) le fotografie erano oggetti rari ed ottenerne una era un lavoro di ingegno e di manualità. Il fotografo doveva essere un po' artista e un po' chimico e doveva essere anche agiato visto che i macchinari per la ripresa e le sostanze chimiche per lo sviluppo erano costose. A Parma uno di quei personaggi che i posteri chiamano pionieri è stato il conte Guido Calvi. Entrando nella sala principale del Palazzetto Eucherio Sanvitale si viene accolti da grandi stampe su pannelli, l'ingrandimento estremo sgrana le immagini ma anche questo le caratterizza come fotografie d'epoca, così come gli abiti femminili e le divise militari ottocentesche. Nelle altre sale troviamo gli oggetti che facevano parte del corredo del fotografo professionista dell'epoca. Piccoli mobili per raccogliere e proteggere le lastre e per asciugare le stampe, vasi di diverse forme e colorazioni per contenere e distinguere le sostanze chimiche necessarie allo sviluppo. Poi le stampe, piccole e preziose miniature di signore in bella posa, soldati che mostrano fieramente mostrine e sciabole e uomini di scienza e cultura chini sui libri. Tante fotografie esposte serialmente una a fianco all'altra oppure raccolte in eleganti libretti che le incorniciano e proteggono. Calvi produsse anche riproduzioni di opere d'arte che vennero pubblicate come illustrazione in libri come la Divina Comedia, ne vediamo qualche tavola. Bene a fatto Parma a dedicare la mostra a Guido Calvi, oggi quasi dimenticato come molti altri "pionieri" ma importante, come tutti coloro che costruiscono fondamenta, invisibili ma essenziali per il resto dell'edificio.
A Guido Calvi, ed a quelli come lui, in fondo noi fotografi, amatori o professionisti siamo tutti un po' debitori se oggi possiamo accontentarci di fare un clic per ricavare una bella immagine. post Corrado Pini
de La grande bellezza di Sorrentino. E ancora il mare invernale del litorale laziale di Suburra di Sollima e di Non essere cattivo di Caligari, le scogliere sarde di Piccola impresa meridionale di Papaleo e quelle delle Tremiti de La meglio gioventù di Giordana. A Riccione c'è un palazzetto a pochi metri dalla spiaggia che acquisì notorietà per essere stato scelto da Rachele Mussolini come residenza balneare per la famiglia. Vedendo certi villoni moderni di presunti vip, la residenza ducesca sembra addirittura modesta con le sue tredici stanze. Oggi, sistemata e adattata, Villa Mussolini viene utilizzata come perfetta location per l'allestimento di mostre artistiche, fotografiche ed eventi culturali. Quando il turista interessato è stanco di ombrelloni, gelati e passeggiate sulla spiaggia può passare un po' di tempo visitando le mostre che vengono ospitate in villa; quest'anno è toccato a Mari di Cinema. Io sono andato di sera e sebbene all'esterno la brezza marina avesse rinfrescato a dovere l'aria, all'interno della struttura, purtroppo senza condizionamento, la temperatura era rimasta un po' troppo alta costringendo i visitatori a frequenti uscite sul l'ampio terrazzo che regala una bella veduta sull'Adriatico. La mostra era composta di fotografie a colori e in bianco e nero di autori vari, alcune chiaramente di backstage, altre invece apparentemente potevano sembrare fotogrammi tratti direttamente dalla pellicola. Il tema era chiaramente tanto vasto (quanto il mare, appunto) che l'esposizione non poteva essere esaustiva e completa perchè migliaia sono le pellicole che trattano del mare come protagonista principale o come sfondo alla trama, troppe per essere incluse in una sola esposizione.
In definitiva si trattava di un canovaccio al quale il visitatore può aggiungere mentalmente la propria cinematografia preferita. Diversi livelli, diverse "profondità", Lo squalo, La tempesta perfetta, I pirati dei Caraibi, Fuocoammare oppure E la nave va... Il mare è metafora della vita e la vita è multiforme, il cinema ne coglie e ne rappresenta frammenti, come del resto la fotografia. post di Corrado Pini. Ultimo incontro con l'autore di giugno e prima della sosta estiva. In luglio ci saranno alcune uscite utili per tenerci in contatto e fare qualche foto-chiacchiera gustando un buon gelato. Prima però Cristina Cozzini, socia del Circolo Color's Light di Colorno ci ha portato in visione ben sei audiovisivi .
Fotografie in bianco e nero, le inquadrature riprendono l'interazione fra le persone e l'ambiente umano. Un anno senza di lei. Notevole audiovisivo, il migliore a mio parere. Racconta la vita dell'anziano zio dopo la scomparsa della moglie. Cristina documenta il lavoro (la cura dell'orto, la manutenzione della bicicletta) che aiuta lo zio a superare il momento e a ritrovare un po' di serenita e motivazione. Bello l'utilizzo delle fotografie a colori, reali ricordi del passato dell'anziana coppia all'interno dell'audiovisivo in bianco e nero. Parte dell'efficacia del lavoro è merito del coinvolgimento emotivo dell'autrice che riesce a entrare perfettamente nella situazione. In campo. Bel reportage in bianco e nero su un'associazione che riesce ad attirare tanti giovani che donano il loro tempo per coltivare terreni sequestrati alle cosche mafiose. Anche in questo caso Cristina è parte in causa in quanto collaboratrice dell'associazione e riesce ad entrare in sintonia con le persone e le situazioni. Etiopia, verso sud - Hamer Li possiamo considerare un solo lavoro diviso in due parti. Fotografia di viaggio ben fatta realizzata in Africa, in Etiopia nella valle dell'Omo e presso un villaggio del popolo Hamer. Gli audiovisivi presentati da Cristina Cozzini sono stati prodotti durante il suo ancora breve periodo di crescita fotografica e questo lascia intendere prossimi positivi sviluppi. I miglioramenti si vedono e sono rapidi anche perchè Cristina utilizza l'audiovisivo, un medium che ama. Lo ritiene il modo migliore per presentare le proprie fotografie: è economico, trasportabile e visibile facilmente su più media. Inoltre permette di sviluppare un progetto in maniera più articolata rispetto al classico portfolio fotografico. Brava Cristina, ci rivedremo presto magari al prossimo Colorno Photo Life in autunno. Sospendiamo l'attività del giovedì ma certamente ci saranno occasioni per parlare di fotografia anche in estate e anche per fare tanti scatti, magari in vacanza. post:Corrado Pini Si fanno fotografie sostanzialmente perchè piace farlo, ci riempie di belle sensazioni, ci da soddisfazione, ad ognuno la propria. Chi fa paesaggio è contento quando riesce ad inquadrare una bella scena bucolica (meglio se rara, un tramonto per esempio), mettendo in primo piano un bel masso con licheni. Gli sportivi esultano se riescono a catturare la palla che lascia la caviglia del centravanti in rovesciata. Chi fa ritratto è felice se ha a disposizione un camion di attrezzatura per le luci, e qualche graziosa modella. I bressoniani, classici tiratori scelti, scattano quando l'occhio, la mente e il cuore sono sulla stessa linea. Gli artisti vanno al settimo cielo se la fotografia è abbastanza confusa da nascondere almeno quattro significati diversi ed è meglio se rimangono oscuri. Gli indecisi, e in questo gruppo mi ci metto anche io, un po' di tutte queste cose. Insomma ognuno di noi ha il proprio punctum mentale che se nell'immagine c'è, ci lascia soddisfatti e ci fa dire: Ho la foto!
Saliamo sul tetto del bus come la statua equestre nella foto a fianco e partiamo, faremo un giro in città per vederla con l'occhio fotografico di Marisa. Marisa si diverte, ha la sua foto, quando riesce a cogliere nel flusso della vita urbana situazioni interessanti e simpatiche. Anzi, ancora meglio, quando riesce a catturare scene che altrimenti sarebbero esistite solo virtualmente, formate e dissolte nel caos in un attimo. Ci riesce pre-visualizzando l'effetto e muovendosi in modo opportuno (a volte bastano pochi centimetri) riesce a trovare la posizione migliore per mettere in relazione il soggetto in primo piano con lo sfondo. Ecco che questi si allacciano per un attimo e bisogna essere pronti a fare clic. Ne escono fotografie ironiche e leggermente surreali. L'arma principale che utilizza è lo schiacciamento dei piani e l'attenzione sempre pronta. Gli scatti di Marisa sono comunque sempre ben equilibrati, una buona composizione è parte essenziale della fotografia riuscita, come ha dimostrato in questi anni pubblicando numerose immagini con lo stesso "sapore" divertito, ricevendo sempre apprezzamenti. Altra componente importante è la presentazione. La serie ci è stata mostrata con passepartout nero con tutte verticali; anche queste scelte hanno contribuito all'impressione complessiva di eleganza, ordine ed omogeneità del lavoro. Tutti i convenuti alla serata sono stati concordi nell'apprezzare Open Tour. Sono foto che parlano da sole, immediatamente comprensibili e dimostrano che si può fare ottima street photography in qualsiasi luogo, Parma offre opportunità come Londra o New York (più o meno...). Per quanto riguarda la post-produzione, Marisa la riduce all'essenziale e di solito scatta poco. Ci racconta che il primo clic di solito è quello buono e se a volte prende altri fotogrammi, spesso sono meno efficaci. la bella e calda serata è finita in allegria con una fetta di torta che si è rivelata al livello delle fotografie, ottima. Se Marisa volesse provare un altro genere fotografico potrebbe tentare la food-photography, una volta effettuate le riprese ci offriremmo volontari per far sparire i "soggetti", magari aiutandosi con un dito di prosecco. post: Corrado Pini Massimo Gorreri è l'autore, fotografo professionista che abbiamo incontrato nel classico giovedì di Parmafotografica. Ci ha proiettato commentandoli alcuni suoi lavori di reportage ma prima, per farci comprendere come intende la fotografia, ci ha mostrato una scena del monologo di Roberto Benigni dal film "La Tigre e la Neve". Si parla di poesia ma basta sostituire la parola poesia con "fotografia". Prendetevi qualche minuto per vederlo anche voi seguendo questo LINK.
Poi completa le proiezioni con aneddoti e i "dietro le quinte", rispondendo alle domande. Una di queste riguardava l'importanza della parte narrata (disascalica) rispetto alla fotografia, che per Gorreri è un valore aggiunto e questa è una risposta da giornalista e fotografo insieme. E' l'eterna competizione fra la parola e l'immagine, nemici/amici. A mio parere la fotografia di Gorreri è potente, evocativa, l'uomo è in primo piano, ma la parte estetica e di composizione è presente e ben realizzata; forma e contenuto lavorano insieme. Non viene cercato l'effetto straordinario e se talvolta è presente, è al servizio del racconto. Spesso si vedono autori anche di successo che sono innamorati della propria immagine ancor prima delle proprie immagini. Devono raggiungere e mantenere una cifra autoriale superiore quasi che la storia raccontata non conti tanto quanto il fatto che la raccontano loro, novelli Dorian Gray. Sempre più spesso apparire corrisponde ad esistere e anche noi ne siamo coinvolti, non neghiamolo, quando siamo a caccia di "mipiace". Però ci sono persone che sentono il bisogno di esprimersi in modo diverso. Esperienze reali, racconti di vita, personaggi che mai saranno all'attenzione dei media, viaggi, luoghi sconosciuti, tanti imprevisti, un pizzico di pericolo, questi sono gli ingredienti dei reportage di Gorreri che a fatica trovano pubblicazione e certo non arricchiscono l'autore. Lo si fa per passione, per realizzare ciò che ci mette in pace con noi stessi, la fotografia è un carburante per la mente e la mente è quella che muove tutto. Rimando al sito CONTRAILS dove potete vedere nel dettaglio alcuni lavori e farvi un'idea precisa: I fantasmi di Belgrado - i profughi di passaggio nei Balcani, come sopravvivono ammassati in un capannone in attesa di una nuova vita. Don Luciano - l'opera e la fine tra la sua gente di Don Luciano Scaccaglia. SimoGloZoe - Due mamme per una bimba. Altri lavoro importante riguarda l'utopia di Nomadelfia, una comunità che ha scelto di vivere fuori dal tempo e dal nostro mondo. Miniature prese dal sito CONTRAILS Interessanti anche le notizie circa il rapporto fra il professionista e i giornali o le agenzie. Questione difficile al giorno d'oggi, budget risicati e concorrenza non permettono più al fotografo di sostenersi con soltanto il lavoro di reportage. Spesso belle storie non vedono la stampa perchè l'argomento non è di moda non "attira" i lettori e quando succede bisogna accettare tagli, riduzioni e compromessi. Il mondo della fotografia rimane affascinante pur con questi problemi; anche noi foto-amatori ne facciamo parte e ne vogliamo conoscere ogni volta un pezzetto in più. Ben vengano queste serate dove per qualche volta non si parla di tecnica, composizione e regolette varie ma di fotografia fatta sul campo senza bloccarsi su idee preconcette. Con questo non voglio dire che le regole non servono, anzi costruirsi il proprio "recinto" serve a migliorare per superarlo e per costruirne uno più grande. Prima della serata ci siamo chiesti quale tipo di fotografia vorremmo riuscire a fare per bene. Ecco, le storie per immagini che abbiamo ammirato stasera si avvicinano molto al mio concetto di Fotografia con la F maiuscola. Eppure è vero, esistono altri mondi (fotografici) altrettanto affascinanti. post: Corrado Pini Dall’archivio al mondo. L’atelier di Gianni Berengo Gardin presso i Chiostri di San Pietro per Fotografia Europea 2017 espone stampe originali, libri, macchine fotografiche, i provini a contatto tanto amati dal celebre fotografo italiano. Il tema di FE 2017 è Mappe del tempo. Memoria, archivi, futuro e tutto ciò che ruota attorno all'attività del fotografo che si definisce "non artista" è utile per investigare i collegamenti tra il lavoro sul campo e l’archivio. Nell'occasione dell'inaugurazione della mostra si è svolto un incontro in forma di dialogo fra i grandi Gianni Berengo Gardin e Ferdinando Scianna. Divertente il duetto fra i decani della fotografia italiana che sono anche amici nella vita, ma hanno personalità decisamente diverse. Berengo Gardin veneto, taciturno e Scianna siciliano, vulcanico, intellettuale e ottimo oratore tanto che se si conteggiasse il tempo degli interventi come si fa nel calcio per il possesso palla, Scianna vincerebbe sempre a mani basse. Differente è l'archivio dal deposito. Il deposito è un insieme non differenziato di materiale, per capirci il lascito di Vivian Maier. La Maier lasciò scatoloni di rullini impressi ma non sviluppati, pellicole, stampe, negativi. L'archivio invece è ordinato secondo una logica e non prevede che tutto lo scattato di un fotografo entri a farne parte, ma soltanto quello che è conforme alle regole dell'archivio stesso. Per esempio, Gardin ha affermato tra la costernazione di tutti i presenti, che i suoi negativi delle fotografie a colori fatte su commissione, una volta utilizzati vengono gettati ! Il colore non mi interessa, afferma. Oppure, altro episodio incredibile narrato da Scianna, l'amico Cartier Bresson un giorno decise di fare pulizia e semplicemente si mise a strappare e gettare le sue stampe vintage di cui non era pienamente soddisfatto. Salvava soltanto le fotografie nelle quali vedeva "vita". Scianna invece ha un altro atteggiamento, più conservativo, perchè cambia ed evolve il modo di vedere del fotografo stesso e ciò che oggi sarebbe scartato, domani potrebbe essere rivalutato. Tra aneddoti, battute e le inevitabili frecciate di Gardin al mondo digitale abbiamo passato una bella ora in compagnia di due maestri della fotografia italiana. post Corrado Pini L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), sezione di Collecchio, in occasione del 25 Aprile 2017 ha organizzato la terza Maratona Fotografica, una buona occasione per mettere alla prova le proprie capacità di improvvisazione e creatività. Ancora una volta, meritatamente, il nostro Massimo Marazzini è stato premiato per la miglior sequenza grazie all'ottima interpretazione per fantasia e rigore concettuale. Complimenti da tutta Parmafotografica !
Prendiamo per buona la definizione e notiamo che non si parla soltanto di bellezze naturali e dimensione esclusivamente estetica, conta anche la percezione che l'uomo ha dell'ambiente in cui deve vivere. Naturalmente non tutti hanno la stessa sensibilità e i fotografi naturalisti hanno in dote una particolare capacità di sintonizzarsi con il paesaggio. Giovanni Garani, ospite nel classico giovedì d'incontro con l'autore, è il presidente di Obbiettivo Natura, un gruppo fotonaturalistico attivo e dinamico che lavora accostandosi a questi temi. In questo periodo Obbiettivo Natura ha diverse mostre aperte, fra le quali quella presso il Casino dei Boschi di Carrega e quella che partecipa a Fotografia Europea, esposta nell'Oasi WWF a Marmirolo (Reggio Emilia). Giovanni ci ha portato in visione diverse belle e grandi stampe e due slide sonorizzati. Il primo riguardava un viaggio di qualche mese fa alle Isole Lofoten alla caccia delle aurore boreali. Il secondo riguardava il nostro Appennino, meno esotico dell'arcipelago norvegese ma altrettanto interessante. La fotografia di Garani predilige l'aspetto emozionale, le sensazioni che si provano davanti allo spettacolo della natura. Le sue immagini subiscono soltanto una lieve ottimizzazione prima della stampa anche se non ne fa una questione "ideologica" ma di comodità ed efficacia. Naturalmente non è facile riuscire a trasmettere quel sentimento agli altri che purtroppo non erano presenti. Ci vuole grande tecnica e ottimi strumenti, fra i quali non ultimo, un ottimo paio di scarponi e un buono zaino per raggiungere luoghi non sempre a portata di mano. Tutte le immagini di questo post sono di Giovanni Garani Anche di tecnica e di strumenti si è parlato durante la serata. Di solito questo aspetto viene considerato meno interessante, credo invece che il fotografo pur dilettante debba avere una consapevolezza almeno di base degli stumenti che gli permettono di esprimersi. In questo senso ben vengano nuovi apparati tutti da esplorare; belle le immagini e i brevi film realizzati dall'alto col Drone, il minivelivolo radiocomandato che apre letteralmente nuovi orizzonti ai fotografi di paesaggio. Concludo segnalando un post pubblicato qualche giorno fa da Michele Smargiassi sul suo Blog Fotocrazia. Sembra scritto apposta per approfondire i temi sul paesaggio: Il paesaggio è un'eccedenza. Scianna e gli orizzonti post: Corrado Pini Sopra a destra, il 23 aprile Parmafotografica era presente alla Festa dei Fiori in via Farini a Parma. Sopra a sinistra, l'installazione durante la Festa del Vino in via Nino Bixio a Parma domenica 21 maggio 2017. Sotto, la postazione presso “Montmartre Night” in borgo Angelo Mazza a Parma durante il riuscitissimo Gola Gola Festival il 3 giugno. Cosa hanno avuto in comune quelle tre date? Il nostro presidente Giovanna Ziveri, sempre presente e attiva "sul pezzo". Come riesce a fare "più ore di un orologio" per il nostro Circolo? Nella foto qui a fianco si svela il mistero, sorpresa mentre si trasforma, rivela incredibili superpoteri ! A parte gli scherzi, ringraziamo Giovanna per il grande impegno e il tempo che ci regala. Punto di riferimento! Serata decisamente fuori dall'ordinario quella di giovedì a Parmafotografica, tanto che è difficile riassumere nelle poche righe di un post tutti gli argomenti che sono stati toccati. Inquadriamo l'autore. Marco Agoletti, reggiano inizia a fotografare rispondendo ad una necessità pratica. Nasce la figlia e desidera documentare e riprendere la sua crescita con le fotografie. Si rende conto dopo aver rapidamente appreso la tecnica della fotocamera che per riuscire ad ottenere delle buone foto ci vuole molto altro. Conosce e comincia a collaborare con Olivo Barbieri e con lui partecipa al grande progetto di Luigi Ghirri "Viaggio in Italia". Successivamente diventa professionista e si impadronisce delle tecniche di sviluppo e fotoritocco digitale necessarie al suo tipo di lavoro (pubblicità, moda, still life). Marco Agoletti (dal sito Creativheart) e una delle sue immagini. Profondamente influenzato dall'ambiente culturale in cui si muoveva la compagnia di Ghirri, sviluppa un tipo di espressione fotografica che si allontana dai canoni classici e rigidi propri di molti circoli fotografici. Il suo stile diventa pieno di simboli, surreale, iper-reale, orientato al progetto. Non fotografa quello che vede ma quello che sente. Quella di Agoletti è fotografia? Certamente G.B.Gardin non porrebbe sul retro di una stampa di Agoletti il suo timbro "Vera fotografia, non corretta, modificata o inventata al computer"! Il decano della fotografia italiana si pone filosoficamente al polo opposto rispetto alla posizione di Agoletti per il quale lo scatto è materia grezza, l'ambiente sul quale intervenire aggiungendo, modificando, aggiustando fino ad ottenere l'immagine come è stata progettata. Si è parlato della fotografia che "mente", portando esempi di celebri foto discusse come il miliziano di Capa, il bacio di Doisneau. Il caso del carro armato di Praga, che cambiando la didascalia sembrava invadere oppure accorrere a difendere la città mi sembra esplicativo, non è la fotografia a mentire ma chi ne fa uso con parzialità attraverso le parole o modificando una sequenza.
Agoletti conosce, dato che costruisce le sue immagini, il significato di tutto ciò che è presente nell'inquadratura perchè parla di sè stesso e della propria vita. Ad esempio il lavoro "Il terzo aspetto" riprende questioni del suo passato che sono rimaste irrisolte, alla luce dell'esperienza e negli anni della terza età. Un'altra persona ben difficilmente potrà avvicinarsi alla lettura corretta dell'immagine, si potrà avvertire, questo si, un senso generico, la direzione che l'autore ha voluto dare. Però io credo che le fotografie (o le immagini) abbiano vita propria. Nel momento in cui si pubblicano, prendono il volo e acquisiscono significati anche molto diversi da quelli che l'autore aveva progettato per loro. In passato ho già utilizzato l'esempio della celebre fotografia del bambino catturato dai nazisti nel ghetto ebreo, foto diventata un'icona simbolo dell'olocausto. Fu scattata da un soldato per testimoniare l'efficenza delle SS nei rastrellamenti. La lettura ormai universalmente riconosciuta è diventata predominante ed è esattamente contraria a quella nelle intenzioni dell'autore. Non per questo ha minore valore, anzi ne acquista nuovo e di più. Le foto sono (esagerando il concetto) come figli, crescendo vivranno una vita probabilmente molto diversa da quella che avevamo immaginato per loro, magari migliore. Insomma avete capito che si è parlato di Fotografia e non di fotografie tanto che sono state soltanto due le immagini di Agoletti che abbiamo visto e della seconda ("Le cose sospese") non abbiamo discusso più di tanto per mancanza di tempo. La serata è volata e altro tempo sarebbe stato necessario perchè le opinioni su tanti argomenti sono state contrastanti e diverse. Bisogna essere sempre pronti a mettere in discussione le proprie convinzioni e serate come questa con autori che, come dice Agoletti "mettono in difficoltà" e costringono a confrontarsi possono farci soltanto bene. Una ogni tanto, perchè vanno assimilate con calma! riferimento web: http://www.creativheart.it/teams/marco-agoletti/ post: Corrado Pini Nel classico giovedì di incontro con l'autore, il nostro socio Raffaele Di Pasquale propone "Art e...". Si tratta di sedici immagini prese in luoghi di esposizione nelle quali è sempre presente l'opera e l'uomo in qualità di visitatore e osservatore. Raffaele riprende e sviluppa lo stile di lavorazione delle fotografie che aveva già utilizzato in "Monte Sole, per non dimenticare". In questo ultimo lavoro sono le persone che perdono materia diventando quasi trasparenti, rarefatte rispetto alle opere che invece mantengono maggiore consistenza. Belli gli scatti, ben composti, ben sviluppati e omogenei fra loro. Durante il dibattito è stata intuita l'idea di fondo che ispira il lavoro: l'opera d'arte rimane, non eterna ma persistente, i visitatori, le persone che invece fruiscono delle opere invece cambiano, passano per un breve momento. Raffaele ha voluto rappresentare quell'idea rendendo le persone evanescenti, ognuna in rappresentanza di tutti gli altri che nel tempo si sono fermati davanti al quadro o alla statua almeno per un istante. Durante la serata è stata posta la questione del linguaggio fotografico, argomento vastissimo e altrettanto interessante. Era forse meglio utilizzare, per esempio, il mosso per rappresentare il passaggio, il flusso di visitatori? Ricordate il celebre quadro di Magritte "La Trahison des images", una pipa e sotto una didascalia: questa non è una pipa. Magritte ha dipinto copiando dal vero o attingendo dalla sua memoria e il risultato è la rappresentazione di un'idea di pipa, la sua essenza. Il pittore mostra le caratteristiche che si trovano in tutte le pipe, la sua non è una pipa reale. Al contrario se fotografiamo una pipa, riprendiamo sempre una singola pipa, quella particolare reale pipa che almeno per un attimo è esistita e si è trovata davanti al nostro obbiettivo. Le persone riprese nelle fotografie di "Art e..." sono reali, ognuna ha un nome anche se non lo conosciamo, non sono concetti di "persona" ma uomini e donne veri. E' quindi complicato descrivere la moltitudine dei visitatori di passaggio, utilizzando tecniche di sviluppo digitale pur efficaci, perchè per la fotografia è difficile rappresentare efficacemente categorie e generi. August Sander, per esempio, negli anni venti del secolo scorso concepì di realizzare un catalogo della società tedesca attraverso una serie di fotografie, il contadino, il muratore, l'operaio, il soldato, il cuoco... Non ci riuscì, in realtà realizzò una serie di eccellenti ritratti, però il suo muratore mostra una persona esistita non la categoria dei muratori e così il cuoco e tutti gli altri. Bello che attraverso questo portfolio Raffaele abbia dato lo spunto per parlare anche di argomenti così importanti, appassionanti e ampiamente dibattuti nelle comunità che fanno capo alla fotografia. Direi che la fatica a rappresentare il "genere" non è un problema ma una caratteristica della Fotografia, multiforme, ingannevole, sincera, reale, forse arte che a noi piace perchè apre le menti. post: Corrado Pini E' un periodo di attività frenetica per Parmafotografica. In occasione della festa della mamma, domenica 14 maggio, siamo stati invitati a collaborare con il centro commerciale Eurotorri di Parma e Top Foto. Il gioco era semplice, bastava fermarsi nella nostra postazione dove era stato allestito un set fotografico e farsi riprendere tutti insieme, bimbi, mamme, amici, parenti, cani e chiunque altro lo desiderasse. In pochi minuti veniva stampata e donata una bella fotografia, un ritratto divertente e spiritoso. Ottimo lavoro dei volontari che si sono alternati dietro ai computer e alle fotocamere e grande successo che sicuramente verrà replicato il prossimo anno.
Certo ci sono anche tante differenze ed è per questo che si viaggia, per conoscere altri e altri luoghi ma in fondo amiamo e ci ritroviamo in ciò che conosciamo. Leggiamo dalla terza di copertina del libro "Tracce di Blues": Due anni fa Gigi ha impresso nella vista e nel cuore il nostro Grande Fiume dal grembo del Monviso all'abbraccio del Mare Adriatico dipingendo un'affresco in cui l'anima del Po è compiuta. Oltre al libro, fresco di pubblicazione Gigi Montali ha in programma anche la realizzazione di un audiovisivo. I tempi di costruzione si sono dilatati rispetto al previsto e probabilmente sarà presentato nella sua versione definitiva in autunno durante il prossimo Colorno Photo Life. Intanto però ci ha mostrato quelle che potremmo chiamare bozze di lavoro, spezzoni che riguardano Atlanta, i luoghi del sud (Clarksdale) e la gente. Apprezzata l'idea di presentare le immagini mentre sullo sfondo c'è il filmato della grande strada la Highway 61 che scorre sotto le ruote dell'auto. Durante la serata ognuno è potuto intervenire portanto idee e suggerimenti e speriamo che qualche spunto possa essere utile per la versione finale.
Si è sentito riportato a quel periodo della gioventù quando torniva ogni singolo bottone rendendolo in fin dei conti un'opera unica. In tutti i lavori la materia prima ovvero le fotografie sono ottimamente composte e di grande qualità come Gigi Montali ci ha abituato. Poi negli audiovisivi definitivi ci sarà qualcosa in più che potrebbe anche oscurare le pur belle immagini: la musica Blues, la musica dell'anima che ovunque è presente sul delta del Mississippi e che anzi, è ovunque nel mondo. E' un rischio che a ben vedere vale la pena correre a cuor leggero. post Corrado Pini
Merita la visita, belle foto, bel posto, bell'allestimento. post Parmafotografica Ospiti della serata due giovani fotografi, soci del Fotocine Casalasco BFI. Ecco come si presentano e cosa ci hanno proposto nel classico giovedì dedicato all'incontro con l'autore. Paolo Mangoni Cristian Favagrossa Agenzia Magnum, come si diceva in un famoso carosello anni 70: "Basta la parola !". E' un punto di riferimento, un mito che ha raccolto e continua a contare tra le sue fila il meglio nel mondo della fotografia. LIFE è stata un gigante pari a Magnum per quanto riguarda la carta stampata fino agli anni '70.
In seguito vengono raccontati storia ed episodi di alcuni celebri autori di Magnum alle prese con diversi scenari, in relazione con una della più importanti riviste, LIFE che è stata esempio e modello per moltissime altre, entrando in milioni di case americane. Grazie alle commissioni di LIFE, Werner Bischof, Bruno Barbey, Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Bruce Davidson, Elliott Erwitt, Philippe Halsman, Inge Morath e Dennis Stock ci hanno raccontato la guerra in Indocina, in Viet-Nam, in Normandia, la carestia in India, lo sport, il cinema (Marylin, James Dean), i grandi personaggi (Dalì, Cassius Clay, Hitchcock). Nel 1972 LIFE chiude e anche la fotografia di Magnum comincia a mutare sotto l'assalto del tubo catodico. La mutazione non è sempre negativa, significa selezione, evoluzione ed adattamento all'ambiente. L'ambiente negli anni settanta cambia decisamente, la televisione ormai è in tutte le case e inizia un'altra storia. riferimenti web: http://www.magnumlifecremona.it/ http://www.crart.it/site/ post: Corrado Pini Domenica nove aprile il gruppo amici di Parmafotografica ha diretto il navigatore verso San Felice sul Panaro dove nel pomeriggio si è svolto Magico '900 - il tramonto della aie. Al di la del titolo tra Harry Potter e Amarcord, l'evento ha voluto ricordare ai più maturi e far scoprire ai giovani il mondo contadino e rurale che è stato la realtà dei popoli per millenni e dentro il quale molti di noi affondano le radici. Attori in costume hanno ricreato situazioni tipiche di cento anni fa, suggestive e nostalgiche ma che ci devono far ragionare non solo sull'aspetto bucolico ma anche e soprattutto sulla fatica quotidiana, le sveglie prima dell'alba, le vite passate sui campi dai nostri nonni. La manifestazione ha attirato centinaia di fotografi, d'altra parte è stata organizzata a loro uso e consumo. Dopo la presentazione dei figuranti/attori nello spazio di fronte al castello sono state recitate scene a tema negli angoli più caratteristici di San Felice sul Panaro. Immaginate una contadinella circondata da alcune decine di superzoom in cerca dell'inquadratura giusta, ed i fotografi che sgomitano per trovare la posizione ideale. Attenzione a non passare attraverso la linea di mira, potreste rimediare qualche occhiataccia! Il caos è tale che ben difficilmente si può ricavare qualche scatto buono ma se si prende il gioco con il giusto spirito ci si può anche divertire. Oppure si può fare un lavoro diverso e laterale, esempio si possono cercare i segni del recente terremoto e purtroppo si troveranno molto velocemente. Con gli scatti migliori si può partecipare al 15° concorso fotografico compilando e inviando questa scheda. In bocca al lupo, la concorrenza sarà massiccia. fotografie: Francesca Ruggieri, Giovanna Ziveri, Rossana Avanzini, Dario Grimaldi, Corrado PIni post Corrado Pini
L'idea originale gli venne durante una delle nostra maratone fotografiche segno che anche giocando con la fotografia si possono trovare spunti per progetti importanti. Frequentando Oltretorrente con continuità, racconta, si notano meglio le cose, si notano le fratture della vita quotidiana e sono quelle che mi piace fotografare. Mentre prima il suo metodo di lavoro era giocoforza "orizzontale" cioè doveva affrontare le notizie che si succedevano, ora che ha terminato la collaborazione con Repubblica.it si può permettere di affrontare un argomento in modo "verticale" per dare più spessore ai suoi reportage. Momento importante della serata è stata la presentazione del libro "Latalequale. Fotografie per bene" il nuovo lavoro fotografico di Antonio Mascolo. Il libro comprende scatti fatti in tutto il mondo e viene quattro anni dopo "Silenzi", la sua prima raccolta. Il ricavato delle vendite sarà anche in questo caso completamente donato al Caritas Baby Hospital di Betlemme, istituto che Antonio sta sostenendo da anni con grande impegno e merito. Termino con tre "chicche" che Antonio Mascolo ci ha regalato durante la serata sulle quali ragionare. La storia deve essere al centro di tutto. C'è differenza fra una foto grande e una grande foto. I fotografi bravi non sono tanti perchè sono quelli che hanno cultura. post: Corrado Pini Pare strano ma i silenzi fanno parte della musica. Che sia aria popolare oppure classica colta e complessa, la pausa ne è parte integrante e necessaria. E poi c'è quel momento di silenzio e sospensione quando il direttore d'orchestra alza la bacchetta prima dell'inizio del concerto ... Mi è quindi sembrato quasi un bel gioco del destino che la mostra collettiva "Silenzi" sia diventata ospite del Caffè del Prato in Piazzale San Francesco, 1 a Parma, a fianco della prestigiosa Casa della Musica. A nome degli autori della collettiva ringrazio Parmafotografica nella persona del suo presidente Giovanna Ziveri per aver trovato una sede così perfettamente su misura nello spirito e negli spazi espositivi e naturalmente il Caffè del Prato per l'accoglienza e la collaborazione che crediamo proseguirà anche in futuro. L'esposizione sarà visitabile sino al termine di aprile, date un'occhiata mentre vi godete un caffè. post: Corrado Pini Di solito quando si organizza un nuovo evento si parte al rallentatore e poi si accelera progressivamente. Bisogna capire se le idee funzionano, se la gente apprezza, e se il momento è quello adatto alla proposta che viene offerta. A Brescia la pensano diversamente. Il primo festival fotografico della città della leonessa parte col botto, tante esposizioni di grande valore ed appeal ed altrettante iniziative legate in qualche modo alla fotografia, tutte elencate nel sito "Festival in città". Qui sotto invece le mostre nelle sedi ufficiali.
Come vedete si tratta di una maratona che sarebbe bene dividere in almeno due giornate, ma chi viene da altre città è costretto a vedere quanto più possibile in un giorno, ma è impresa ardua. Il nostro piccolo gruppo è arrivato a Brescia a metà mattina, dopo un caffè e il trasferimento in metropolitana ci siamo ritrovati in pieno centro, in piazza Vittoria. Di lì, rapidamente abbiamo attraversato piazza della Loggia e piazza del Duomo (in realtà è piazza Paolo VI) per imboccare via dei Musei e raggiungere Santa Giulia, il principale museo cittadino. Fortunatamente non c'era coda e siamo entrati immediatamente a visitare la nuova esposizione di Mc Curry al debutto mondiale: "Leggere". Mc Curry lo conosciamo tutti, il suo stile ha fatto scuola e le sue immagini sono indubbiamente accattivanti, con colori saturi e personaggi esotici. Il tema è la lettura, le fotografie sono stampate direttamente su pannelli di generose dimensioni accuratamente illuminate ed esposte con un allestimento che richiama pagine di libri sulle quali sono stampati brani di celebri scrittori. Se si trattasse di cinema parleremmo di un kollossal hollywoodiano non certo di una pellicola d'essai, ma comunque tutto è ben curato e funziona ottimamente. In una sala dedicata troviamo una proiezione con intervista all'autore e le fotografie più famose che sono state pubblicate in copertina nelle principali riviste. Non manca la celeberrima ragazza afgana. Nelle sale a fianco troviamo le due mostre dedicate a Magnum per il suo compleanno, in ideale collaborazione con Torino e Cremona che festeggiano con analoghe iniziative i settanta anni della mitica agenzia. In una (Magnum first) viene riproposta la prima mostra ufficiale di Magnum e l'allestimento vintage con passepartout colorati e decentrati ha il fascino particolare col profumo della storia della fotografia. L'altra (Magnum, la première fois) tratta delle prime foto di ogni autore che hanno avuto successo. Rivediamo i grandi fotografi Magnum e anche qualcuno meno conosciuto ma interessante. Usciamo con gli occhi pieni di splendide immagini e già sarebbe abbastanza così per una giornata. Invece, affamati, troviamo un locale a fianco del museo, piccolo ma carino con una vivace tappezzeria rossa che lega perfettamente con le immagini di Mc Curry. Ottimi i casoncelli, tipico piatto bresciano, perfetti per ricaricare le pile. Lasciato a malincuore il ristorantino, ci incamminiamo verso Mo.Ca. Facciamo qualche breve deviazione per scattare alcune foto per le vie del centro ma il tempo è poco e raggiungiamo l'ex tribunale che è divenuta sede di Mo.Ca.
negli stati governati dai regimi comunisti oltre la cortina di ferro nei decenni scorsi. Vediamo reportage sulla Cina e sull'URSS. Ci rimane il dubbio se l'autore fosse veramente libero di riprendere la vita reale del popolo o soltanto le situazioni ufficiali, certamente la censura ha svolto il suo compito con accuratezza. Al piano superiore troviamo numerose fotografie di Uliano Lucas. Stile modernissimo, grande qualità nella composizione, riprende temi di attualità contemporanea e li affronta con decisione, siamo di fronte ad un autore tra i più importanti del panorama italiano. Immigrazione, lotta sociale, vita nel carcere e negli ospedali psichiatrici fino alle guerre nella ex Jugoslavia sono alcuni dei temi toccati da Lucas. Nel trasferirci da in piano all'altro, persi fra saloni traboccanti di foto abbiamo attraversato un ampio corridoio pieno di persone occupate ad appendere le loro opere fotografiche in spazi preallestiti. Si tratta di un'iniziativa collegata a People grazie alla quale viene offerta la possibilità di esporre le proprie foto all'interno della cornice ufficiale del Mo.Ca. Basta iscriversi e gratuitamente si potra usufruire di questa bella possibilità facendo a turno con altri ogni tre settimane. L'iniziativa è "give-photography-a-chance" e naturalmente ci siamo iscritti alla mailing list per il prossimo anno. Altra bella idea è "cyanopeople", opera fotografica collettiva, 400 ritratti su sfondo bianco e nero assemblati in mosaico e poi riuniti un un unico negativo che verrà stampato con la tecnica cyanotype su un telo fotosensibile di 3x6 metri. La performance si terrà con l'aiuto del sole il 29 aprile in piazza Loggia e anche in questo caso, i nostri ritratti ci saranno! Termino questo lungo post e come avrete capito molto ho dimenticato o solo sfiorato. Credo che Brescia Photo Festival possa diventare un appuntamento annuale fisso al quale difficilmente di potrà rinunciare. E' bello vedere che sempre di più la fotografia sta diventando importante e sempre di più attira le persone in cerca di stumenti necessari a capire meglio il mondo della comunicazione contemporanea caratterizzato dalle immagini fisse ed in movimento, ma in preda al caos. Rientrati a Parma in serata, possiamo ricordare la giornata passata insieme come un'altro bel momento dove divertendoci siamo riusciti a studiare meglio autori famosi, a scoprirne di nuovi ed a trovare iniziative interessanti alle quali partecipare. Senza dimenticare Brescia, modella bella e vivace in una giornata di inizio aprile. Si è concessa ai fotografi frettolosi quel tanto che basta a lasciarci il desiderio di tornare per dedicare una giornata tutta per lei. il sito ufficiale: http://bresciaphotofestival.it/ post: Corrado PIni fotografie: Francesca Ruggieri, Rossana Avanzini, Dario Grimaldi, Corrado PIni Il tema guida della prossima edizione di Colorno Photo Life sarà "Capolinea". I circoli fotografici che parteciperanno al Festival sono stati invitati a proporre idee e bozze di lavoro sul tema, come preparazione e introduzione alla manifestazione. Marco Finelli fondatore di Collettivo 70 ha risposto con un paio di interessanti lavori e ce li propone nel classico giovedì a Parmafotografica. Il primo è "Riviera" composto da fotografie scattate a stabilimenti balneari chiusi per la sosta invernale. L'autore ha preferito la prospettiva centrale e l'utilizzo del grandangolo e del colore. Nella prima parte il sole nascosto e la conseguente luce diffusa rende i cieli lattiginosi e i colori tenui. Un volta che il sole è tornato a splendere i contrasti, i colori e le ombre si sono fatti più decisi a rappresentare l'inizio di una nuova stagione dopo la pausa e la fine di quella precedente. fotogrammi tratti da "La benedizione del grande fiume" "XO". Reportage che racconta di ciò che rimane di una vecchia grande discoteca. Marco ci porta all'interno e ci fa rivivere le atmosfere di queste sale ormai in disfacimento con un po' di nostalgia per chi ha frequentato quel tipo di locali in gioventù. Ci mostra il capolinea di un modo di divertirsi proprio delle generazioni di giovani negli anni '80 e '90. La musica d'accompagnamento, tipica disco-music di quel periodo contrasta con le immagini a mio avviso piacevolmente. Lasciato l'argomento "Capolinea", il lavoro principale della serata è "Oceano Padano", titolo preso dal libro di Mirko Volpi. Si tratta di una parte di un progetto più ampio che tratterà della pianura padana. Questo filone ci parla dell'architettura e del paesaggio nel mare d'erba e di grano della grande piana. Finelli racconta e la sua testimonianza è filtrata dal ricordo personale. E' sempre meglio parlare e fotografare di ciò che si conosce bene e la pianura appartiene a Marco. L'utilizzo di un bianco e nero ben contrastato e pulito e della composizione equilibrata e precisa rendono le immagini senza tempo. Nel libro che ci ha mostrato viene proposta invece una versione notevolmente diversa; stampa con molta grana e tagli allungati che mi hanno ricordato i lavori con fotocamera panoramica dell'ultimo Koudelka. screenshot dal sito personale di Marco Finelli, gallery "Ingombrante nostalgia di un epoca - XO Disco" "La benedizione del grande fiume". Reportage sulla cerimonia religiosa che da qualche anno ripropone le situazioni della celebre serie cinematografica di Don Camillo e Peppone. Questo lavoro possiamo considerarlo un vero e proprio audiovisivo. Finelli riprende col suo 35 mm la processione e la benedizione ma non manca di documentare anche ciò che avviene a contorno, personaggi, luoghi, scene del mondo piccolo e antico che ancora sopravvive nella bassa a fianco del Po. Come ci ha raccontato Marco, negli ultimi mesi ha trovano nel 35 mm il tipo di obbiettivo che meglio si adatta al suo modo di vedere attuale. Le inquadrature si sono fatte più ragionate e meno istintive, segno di un percorso che deve essere proprio di ogni fotografo amatore o professionista che sia. Nel cambiamento c'è evoluzione e opportunità ma solo il tempo potrà dire dove ci ha portato anche se come si dice spesso, l'importante è il viaggio. Il sito di Marco Finelli: http://www.mfsnap.it/ post Corrado Pini SCAPPARE LA GUERRA - fotografie di Luigi Ottani Città mondo. Primavera senza razzismo 2017 Reportage del confine greco-macedone di Roberta Biagiarelli e Luigi Ottani Presso Chiostro della Ghiara a Reggio Emilia L'esposizione è terminata domenica 2 aprile 2017 Entrando nel Chiostro della Ghiara in cerca delle fotografie di Luigi Ottani ci si aspettava una disposizione classica, immagini appese in qualche salone più o meno illuminato. Invece questa volta ci siamo trovati di fronte ad un accampamento di tende in mezzo al cortile. le immagini, in bianco e nero o meglio dire monocromatiche, erano direttamente stampate nella tela delle tende che funziona da tetto. Anche il terreno che non possiamo dire sia un prato all'inglese contribuiva a dare l'impressione di una tendopoli reale, così come le pieghe della tela ed i residui che si sono accumulati sull'installazione dopo settimane all'aperto. Le fotografie sono intense, evocative, volti e luoghi ci portano a situazioni dove la gente si riunisce per fuggire alla guerra e per ripartire. L'atmosfera è sospesa e di attesa, tutto può succedere. Non c'è però tristezza, negli occhi delle persone si vede speranza, voglia di fuggire e di cercare altre opportunità. In questa esposizione l'allestimento conta, ancor più del solito, ad aumentare la percezione del visitatore e serve all'autore a comunicare con efficacia quanto ha visto: un popolo che migra in cerca di vita migliore, una vicenda che si ripete da decine di migliaia di anni e che qualsiasi cosa si pensi, ben difficilmente si potrà evitare. il sito di Luigi Ottani: http://luigiottani.tumblr.com/ Qui troverete documentazione delle altre tappe dell'esposizione. post di Corrado Pini
iniziative, corsi ed esposizioni, con la storica cittadina Rubiera come collante e punto di riferimento. I soci ci hanno portato delle brevi sequenze di immagini sonorizzate a presentazione dei singoli fotografi. Dalle proiezioni di nota subito quelle che sono le predisposizioni e i gusti fotografici di ognuno. Non è stata certamente la serata adatta alla lettura critica delle immagini, non era quello lo scopo, ed infatti dopo le proiezioni si è sviluppato un bel dialogo spontaneo dove sono state scambiati aneddoti, informazioni e qualche consiglio, tutto in modo informale e simpatico. Oggi con le possibilità che la tecnologia offre c'è la possibilità di divertirsi e crescere con la fotografia anche da soli. Soli, però è più facile commettere errori e percorrere strade senza uscita. Partecipare ad un gruppo offre la possibilità di confrontarsi con gli altri, assorbire esperienze, buoni consigli e condividere la propria passione, senza considerare la possibilità di conoscere altre persone. Per un giovane fotografo amatore partecipare ad un circolo fotografico offre tanti vantaggi. Benvenuto quindi a questo giovane gruppo col quale certamemente in futuro potremo collaborare con profitto. Ringraziamo di soci del Gruppo Fotografi Rubiera per essere giunti a Parma così numerosi, la distanza con Rubiera non è poca e partecipando in tanti hanno dato prova di entusiasmo e voglia di fare. post: Corrado Pini Porta Nuova, Porta S.Barnaba, Porta S.Croce, Porta S.Francesco, Porta S.Michele sono le contrade di Parma che annualmente si sfidano nello storico Palio che ebbe origine nel lontano 1314. Oltre al cimento vero e proprio che si è trasformato nei tempi moderni in una non cruenta gara di corsa a staffetta ci sono sbandieratori, sfilate di dame e cavalieri con i vessilli al vento, ricostruzione di scene popolari, arcieri e falconeria. Dentro questa bella rievocazione storica si muovono i fotografi "armati" non di scudi, spadoni e balestre ma di fotocamere e l'occasione è perfetta per partecipare al concorso legato al Palio di Parma. La premiazione dell'edizione 2016 si è tenuta domenica 19 marzo presso l'Oratorio Sant'Ilario in via D'Azeglio durante la festa di San Giuseppe e ha visto salire sul podio due nostri soci: secondo premio a Francesca Bocchia con "Pausa di riflessione", terzo classificato Davide Fornari con la foto "Guarda che mira" dietro al primo classificato Angelo Bolsi con "Riflessi Urbani". Bravi anche gli altri soci che si sono sfidati in singolar tenzone fotografica: Maurizio Berni, Fausta Bertolotti e Gizella Angiolina Samillan. Complimenti da parte di tutto il Circolo!
Scarica il comunicato stampa con tutte le informazioni sulle mostre e i luoghi del Festival (circa 1 mega).
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Aprile 2024
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