Guglielmo Pessina
Crollo produttivo e rinascita
Lab di Cult 011 Emilia Romagna, progetto "Capolinea"
Esposto al VIII Festival della fotografia contemporanea di Sassoferrato (AN) e Colorno PhotoLife 2017 a Colorno (PR)
Esposto al VIII Festival della fotografia contemporanea di Sassoferrato (AN) e Colorno PhotoLife 2017 a Colorno (PR)
Un pianeta di plastica
Ex carcere dell'Asinara
Fotografie esposte nella collettiva "Silenzi" presso Colorno Photo Life 2016.
Metalli...
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Le alchimie postmoderne di Guglielmo Pessina.
Ogni fotografo ha un po’ del rabdomante; Guglielmo Pessina non fa eccezione: acqua o vene metallifere, è un tesoro quello che si cerca.
Nel suo frequentare un deposito di rottami derivanti dai processi industriali, pare attratto dall’irresistibile forza di una calamita.
Ma non sono solo il ferro, la ghisa o l’acciaio ad attrarlo; l’ago della sua bussola cerca un suo nord magnetico che inevitabilmente lo porta ad un deviato nord geografico o più propriamente metafisico.
Come un cacciatore di teste fotogeniche, sceglie i suoi soggetti nella massa informe, attratto dalle forme inusitate, dai riflessi fantasmagorici che restituisce in immagini a colori.
Nel rame malleabilerinviene la madreperla, le sete e i broccati preziosi, le suggestioni informali care a questa terra medio padana e a Libero Tosi, fotografo e artista raffinatissimo, presso cui in gioventù fece il suo apprendistato.
Tra i resti di fragorose battaglie di fabbrica rinviene la bellezza drammatica di sagome e profili allegorici, il cui scarto ha fatto la sua fortuna.
È la luce a disegnare le geometrie: curve, angoli, superfici. Immagini astratte che alludono ad altro nella nostra memoria.
E sono tessuti sontuosi e inestricabili matasse, ardite architetture e costellazioni dimenticate, denti aguzzi e affilatissime lame, mortali crepacci e deserti assordanti, sessi inquietanti e carnali abbracci, asettici mitili e rettili ancestrali, esseri mitologici e piante eterne, inesauribili munizioni e maglie oniriche, velivoli anacronistici e grevi aquiloni, perduti satelliti e isole artificiali, scheletri resistenti e ardite sopraelevate, trofei-giocattolo…
La camera fotografica è un fornello a riverbero e a fuoco continuo, l’obiettivo ha la forma di un uovo ermetico.
La materia vi si trova rinchiusa nell'uovo, nel crogiuolo per la palingenesi.
Il fuoco reale e dell’obiettivo è lo strumento di questa ricerca nella coscienza e scioglie ogni possibile dubbio.
Non si rinviene la scaturigine di questi fantasmi metallici prima che si dissolvano in un magma liquefatto.
Non vanno cercate origini o impieghi, sola va percepita la loro seconda esistenza –questa sì dotata di senso, per quanto occulto – che si fa epifania di un’alchemica trasmutazione.
Pessina ha trovato la sua propria “pietra filosofale”, il suo occulto atanor, dove la materia ormai inerte diviene preziosa ed effimera come la bellezza terrena.
Parma, 20 settembre (144 anni da porta Pia, 56 dalla Merlin).
Mauro Carrera
Ogni fotografo ha un po’ del rabdomante; Guglielmo Pessina non fa eccezione: acqua o vene metallifere, è un tesoro quello che si cerca.
Nel suo frequentare un deposito di rottami derivanti dai processi industriali, pare attratto dall’irresistibile forza di una calamita.
Ma non sono solo il ferro, la ghisa o l’acciaio ad attrarlo; l’ago della sua bussola cerca un suo nord magnetico che inevitabilmente lo porta ad un deviato nord geografico o più propriamente metafisico.
Come un cacciatore di teste fotogeniche, sceglie i suoi soggetti nella massa informe, attratto dalle forme inusitate, dai riflessi fantasmagorici che restituisce in immagini a colori.
Nel rame malleabilerinviene la madreperla, le sete e i broccati preziosi, le suggestioni informali care a questa terra medio padana e a Libero Tosi, fotografo e artista raffinatissimo, presso cui in gioventù fece il suo apprendistato.
Tra i resti di fragorose battaglie di fabbrica rinviene la bellezza drammatica di sagome e profili allegorici, il cui scarto ha fatto la sua fortuna.
È la luce a disegnare le geometrie: curve, angoli, superfici. Immagini astratte che alludono ad altro nella nostra memoria.
E sono tessuti sontuosi e inestricabili matasse, ardite architetture e costellazioni dimenticate, denti aguzzi e affilatissime lame, mortali crepacci e deserti assordanti, sessi inquietanti e carnali abbracci, asettici mitili e rettili ancestrali, esseri mitologici e piante eterne, inesauribili munizioni e maglie oniriche, velivoli anacronistici e grevi aquiloni, perduti satelliti e isole artificiali, scheletri resistenti e ardite sopraelevate, trofei-giocattolo…
La camera fotografica è un fornello a riverbero e a fuoco continuo, l’obiettivo ha la forma di un uovo ermetico.
La materia vi si trova rinchiusa nell'uovo, nel crogiuolo per la palingenesi.
Il fuoco reale e dell’obiettivo è lo strumento di questa ricerca nella coscienza e scioglie ogni possibile dubbio.
Non si rinviene la scaturigine di questi fantasmi metallici prima che si dissolvano in un magma liquefatto.
Non vanno cercate origini o impieghi, sola va percepita la loro seconda esistenza –questa sì dotata di senso, per quanto occulto – che si fa epifania di un’alchemica trasmutazione.
Pessina ha trovato la sua propria “pietra filosofale”, il suo occulto atanor, dove la materia ormai inerte diviene preziosa ed effimera come la bellezza terrena.
Parma, 20 settembre (144 anni da porta Pia, 56 dalla Merlin).
Mauro Carrera