Serata decisamente fuori dall'ordinario quella di giovedì a Parmafotografica, tanto che è difficile riassumere nelle poche righe di un post tutti gli argomenti che sono stati toccati. Inquadriamo l'autore. Marco Agoletti, reggiano inizia a fotografare rispondendo ad una necessità pratica. Nasce la figlia e desidera documentare e riprendere la sua crescita con le fotografie. Si rende conto dopo aver rapidamente appreso la tecnica della fotocamera che per riuscire ad ottenere delle buone foto ci vuole molto altro. Conosce e comincia a collaborare con Olivo Barbieri e con lui partecipa al grande progetto di Luigi Ghirri "Viaggio in Italia". Successivamente diventa professionista e si impadronisce delle tecniche di sviluppo e fotoritocco digitale necessarie al suo tipo di lavoro (pubblicità, moda, still life). Marco Agoletti (dal sito Creativheart) e una delle sue immagini. Profondamente influenzato dall'ambiente culturale in cui si muoveva la compagnia di Ghirri, sviluppa un tipo di espressione fotografica che si allontana dai canoni classici e rigidi propri di molti circoli fotografici. Il suo stile diventa pieno di simboli, surreale, iper-reale, orientato al progetto. Non fotografa quello che vede ma quello che sente. Quella di Agoletti è fotografia? Certamente G.B.Gardin non porrebbe sul retro di una stampa di Agoletti il suo timbro "Vera fotografia, non corretta, modificata o inventata al computer"! Il decano della fotografia italiana si pone filosoficamente al polo opposto rispetto alla posizione di Agoletti per il quale lo scatto è materia grezza, l'ambiente sul quale intervenire aggiungendo, modificando, aggiustando fino ad ottenere l'immagine come è stata progettata. Si è parlato della fotografia che "mente", portando esempi di celebri foto discusse come il miliziano di Capa, il bacio di Doisneau. Il caso del carro armato di Praga, che cambiando la didascalia sembrava invadere oppure accorrere a difendere la città mi sembra esplicativo, non è la fotografia a mentire ma chi ne fa uso con parzialità attraverso le parole o modificando una sequenza.
Agoletti conosce, dato che costruisce le sue immagini, il significato di tutto ciò che è presente nell'inquadratura perchè parla di sè stesso e della propria vita. Ad esempio il lavoro "Il terzo aspetto" riprende questioni del suo passato che sono rimaste irrisolte, alla luce dell'esperienza e negli anni della terza età. Un'altra persona ben difficilmente potrà avvicinarsi alla lettura corretta dell'immagine, si potrà avvertire, questo si, un senso generico, la direzione che l'autore ha voluto dare. Però io credo che le fotografie (o le immagini) abbiano vita propria. Nel momento in cui si pubblicano, prendono il volo e acquisiscono significati anche molto diversi da quelli che l'autore aveva progettato per loro. In passato ho già utilizzato l'esempio della celebre fotografia del bambino catturato dai nazisti nel ghetto ebreo, foto diventata un'icona simbolo dell'olocausto. Fu scattata da un soldato per testimoniare l'efficenza delle SS nei rastrellamenti. La lettura ormai universalmente riconosciuta è diventata predominante ed è esattamente contraria a quella nelle intenzioni dell'autore. Non per questo ha minore valore, anzi ne acquista nuovo e di più. Le foto sono (esagerando il concetto) come figli, crescendo vivranno una vita probabilmente molto diversa da quella che avevamo immaginato per loro, magari migliore. Insomma avete capito che si è parlato di Fotografia e non di fotografie tanto che sono state soltanto due le immagini di Agoletti che abbiamo visto e della seconda ("Le cose sospese") non abbiamo discusso più di tanto per mancanza di tempo. La serata è volata e altro tempo sarebbe stato necessario perchè le opinioni su tanti argomenti sono state contrastanti e diverse. Bisogna essere sempre pronti a mettere in discussione le proprie convinzioni e serate come questa con autori che, come dice Agoletti "mettono in difficoltà" e costringono a confrontarsi possono farci soltanto bene. Una ogni tanto, perchè vanno assimilate con calma! riferimento web: http://www.creativheart.it/teams/marco-agoletti/ post: Corrado Pini
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Nel classico giovedì di incontro con l'autore, il nostro socio Raffaele Di Pasquale propone "Art e...". Si tratta di sedici immagini prese in luoghi di esposizione nelle quali è sempre presente l'opera e l'uomo in qualità di visitatore e osservatore. Raffaele riprende e sviluppa lo stile di lavorazione delle fotografie che aveva già utilizzato in "Monte Sole, per non dimenticare". In questo ultimo lavoro sono le persone che perdono materia diventando quasi trasparenti, rarefatte rispetto alle opere che invece mantengono maggiore consistenza. Belli gli scatti, ben composti, ben sviluppati e omogenei fra loro. Durante il dibattito è stata intuita l'idea di fondo che ispira il lavoro: l'opera d'arte rimane, non eterna ma persistente, i visitatori, le persone che invece fruiscono delle opere invece cambiano, passano per un breve momento. Raffaele ha voluto rappresentare quell'idea rendendo le persone evanescenti, ognuna in rappresentanza di tutti gli altri che nel tempo si sono fermati davanti al quadro o alla statua almeno per un istante. Durante la serata è stata posta la questione del linguaggio fotografico, argomento vastissimo e altrettanto interessante. Era forse meglio utilizzare, per esempio, il mosso per rappresentare il passaggio, il flusso di visitatori? Ricordate il celebre quadro di Magritte "La Trahison des images", una pipa e sotto una didascalia: questa non è una pipa. Magritte ha dipinto copiando dal vero o attingendo dalla sua memoria e il risultato è la rappresentazione di un'idea di pipa, la sua essenza. Il pittore mostra le caratteristiche che si trovano in tutte le pipe, la sua non è una pipa reale. Al contrario se fotografiamo una pipa, riprendiamo sempre una singola pipa, quella particolare reale pipa che almeno per un attimo è esistita e si è trovata davanti al nostro obbiettivo. Le persone riprese nelle fotografie di "Art e..." sono reali, ognuna ha un nome anche se non lo conosciamo, non sono concetti di "persona" ma uomini e donne veri. E' quindi complicato descrivere la moltitudine dei visitatori di passaggio, utilizzando tecniche di sviluppo digitale pur efficaci, perchè per la fotografia è difficile rappresentare efficacemente categorie e generi. August Sander, per esempio, negli anni venti del secolo scorso concepì di realizzare un catalogo della società tedesca attraverso una serie di fotografie, il contadino, il muratore, l'operaio, il soldato, il cuoco... Non ci riuscì, in realtà realizzò una serie di eccellenti ritratti, però il suo muratore mostra una persona esistita non la categoria dei muratori e così il cuoco e tutti gli altri. Bello che attraverso questo portfolio Raffaele abbia dato lo spunto per parlare anche di argomenti così importanti, appassionanti e ampiamente dibattuti nelle comunità che fanno capo alla fotografia. Direi che la fatica a rappresentare il "genere" non è un problema ma una caratteristica della Fotografia, multiforme, ingannevole, sincera, reale, forse arte che a noi piace perchè apre le menti. post: Corrado Pini E' un periodo di attività frenetica per Parmafotografica. In occasione della festa della mamma, domenica 14 maggio, siamo stati invitati a collaborare con il centro commerciale Eurotorri di Parma e Top Foto. Il gioco era semplice, bastava fermarsi nella nostra postazione dove era stato allestito un set fotografico e farsi riprendere tutti insieme, bimbi, mamme, amici, parenti, cani e chiunque altro lo desiderasse. In pochi minuti veniva stampata e donata una bella fotografia, un ritratto divertente e spiritoso. Ottimo lavoro dei volontari che si sono alternati dietro ai computer e alle fotocamere e grande successo che sicuramente verrà replicato il prossimo anno.
Certo ci sono anche tante differenze ed è per questo che si viaggia, per conoscere altri e altri luoghi ma in fondo amiamo e ci ritroviamo in ciò che conosciamo. Leggiamo dalla terza di copertina del libro "Tracce di Blues": Due anni fa Gigi ha impresso nella vista e nel cuore il nostro Grande Fiume dal grembo del Monviso all'abbraccio del Mare Adriatico dipingendo un'affresco in cui l'anima del Po è compiuta. Oltre al libro, fresco di pubblicazione Gigi Montali ha in programma anche la realizzazione di un audiovisivo. I tempi di costruzione si sono dilatati rispetto al previsto e probabilmente sarà presentato nella sua versione definitiva in autunno durante il prossimo Colorno Photo Life. Intanto però ci ha mostrato quelle che potremmo chiamare bozze di lavoro, spezzoni che riguardano Atlanta, i luoghi del sud (Clarksdale) e la gente. Apprezzata l'idea di presentare le immagini mentre sullo sfondo c'è il filmato della grande strada la Highway 61 che scorre sotto le ruote dell'auto. Durante la serata ognuno è potuto intervenire portanto idee e suggerimenti e speriamo che qualche spunto possa essere utile per la versione finale.
Si è sentito riportato a quel periodo della gioventù quando torniva ogni singolo bottone rendendolo in fin dei conti un'opera unica. In tutti i lavori la materia prima ovvero le fotografie sono ottimamente composte e di grande qualità come Gigi Montali ci ha abituato. Poi negli audiovisivi definitivi ci sarà qualcosa in più che potrebbe anche oscurare le pur belle immagini: la musica Blues, la musica dell'anima che ovunque è presente sul delta del Mississippi e che anzi, è ovunque nel mondo. E' un rischio che a ben vedere vale la pena correre a cuor leggero. post Corrado Pini
Merita la visita, belle foto, bel posto, bell'allestimento. post Parmafotografica Ospiti della serata due giovani fotografi, soci del Fotocine Casalasco BFI. Ecco come si presentano e cosa ci hanno proposto nel classico giovedì dedicato all'incontro con l'autore. Paolo Mangoni Cristian Favagrossa Agenzia Magnum, come si diceva in un famoso carosello anni 70: "Basta la parola !". E' un punto di riferimento, un mito che ha raccolto e continua a contare tra le sue fila il meglio nel mondo della fotografia. LIFE è stata un gigante pari a Magnum per quanto riguarda la carta stampata fino agli anni '70.
In seguito vengono raccontati storia ed episodi di alcuni celebri autori di Magnum alle prese con diversi scenari, in relazione con una della più importanti riviste, LIFE che è stata esempio e modello per moltissime altre, entrando in milioni di case americane. Grazie alle commissioni di LIFE, Werner Bischof, Bruno Barbey, Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Bruce Davidson, Elliott Erwitt, Philippe Halsman, Inge Morath e Dennis Stock ci hanno raccontato la guerra in Indocina, in Viet-Nam, in Normandia, la carestia in India, lo sport, il cinema (Marylin, James Dean), i grandi personaggi (Dalì, Cassius Clay, Hitchcock). Nel 1972 LIFE chiude e anche la fotografia di Magnum comincia a mutare sotto l'assalto del tubo catodico. La mutazione non è sempre negativa, significa selezione, evoluzione ed adattamento all'ambiente. L'ambiente negli anni settanta cambia decisamente, la televisione ormai è in tutte le case e inizia un'altra storia. riferimenti web: http://www.magnumlifecremona.it/ http://www.crart.it/site/ post: Corrado Pini |
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Febbraio 2023
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