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Dalla mia Terra alla Terra - Sebastiao Salgado

12/7/2016

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Non vi aspettate un libro pieno di fotografie, qualche immagine c'è ma sono a supporto del testo e d'altra parte la qualità della carta non permette di apprezzarle al massimo.

Non è un manuale, non vengono svelati i trucchi  per scattare o postprodurre come Salgado.

Se volete quello, ci sono scaffali pieni di libri e siti adatti; ma scordatevi di diventare come Salgado.

Non è un bignami tecnico sulle macchine fotografiche e l'hardware, l'autore fa un solo breve cenno sulla sua attrezzatura.

Tutte le riviste specializzate sono più aggiornate in questo settore.
Foto
Si tratta di un'autobiografia di un uomo che ha vissuto intensamente, ha viaggiato, ha donato e ricevuto tanto, grazie anche alla fotografia.
Sebastiao Salgado è brasiliano, nasce in una grande fattoria, negli spazi sterminati dello stato di Minas Gerais.
Fin da piccolo è abituato al viaggio,  cammina per giorni per portare  le greggi nei mercati e intanto osserva e allena il suo sguardo,  la natura è parte di lui.
La famiglia è benestante, riesce a farlo studiare economia.

Più tardi a causa di contrasti col governo di allora, non propriamente democratico, emigra in Francia che diventerà la sua seconda patria.
Qui la sua vita cambia, pur destinato ad una brillante carriera nell'economia, abbandona tutto, investe in attrezzatura fotografica e comincia a viaggiare.
Non smetterà più.

Racconta come sono nate le sue serie più famose: Genesi, Altre Americhe, La mano dell'uomo, In cammino.
Salgado ha attraversato i paesi più poveri e le guerre più lontane e dimenticate, ha cercato l'uomo e ha concluso che l'umanità non ha speranza, troppo male ci inquina, troppa sofferenza, interessi.
Troppo dolore, quello si che sappiamo diffonderlo.
Poi quasi per guarire ha cominciato a cercare i luoghi inesplorati per produrre Genesi, e al termine ha cambiato idea. 

Ha incontrato il pianeta e ciò che l'umanità era alle origini e lì ha ritrovato la speranza, un motivo per ripartire.
La vita vince sempre.
Ora da uomo maturo, ricco e famoso è tornato nella sua terra di origine, devastata dalla deforestazione e ha deciso insieme alla moglie che gli è sempre stata accanto (anzi di più: è la sua metà) di ripiantare una foresta.
Con due milioni di alberi messi a dimora, ricostruisce l'ambiente e restituisce quello che la fotografia e la vita gli hanno donato.
-Lélia diceva sempre: "abbiamo una baby foresta", ma era già una foresta.-

Un bel libro che si può leggere anche sotto l'ombrellone, l'ho apprezzato perchè Salgado mi è sembrato sincero e non è poco.


post di Corrado Pini

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Cortocircuiti.02

11/7/2016

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Il post precedente voleva essere uno spunto per riflettere.
Ovviamente i fatti tragici che sono accaduti negli ultimi mesi si sono imposti all'attenzione di chiunque e ci stanno toccando.
La guerra in Europa non è più un ricordo, è presente e reale in una delle sue forme più meschine quale è il terrorismo.
Siamo tutti coinvolti.
Migliaia di pagine sono state scritte e centinaia di ore TV trasmesse, siamo saturati da terribili immagini.
Non abbiamo in questo piccolo blog la capacità e i mezzi per esprimere analisi o dare giudizi.
Rientriamo nell'ambito della fotografia perchè dovremo chiederci qual'è il ruolo che essa ha in tutto ciò che sta accadendo.
Come la usano per la propaganda del terrore.
Come la sfruttano i giornali, i governi.
Come distinguere il vero dal falso nel mare del web.
Chiediamoci se noi, persone, siamo in grado di elaborare più o meno correttamente ciò che vediamo.
Cerchiamo di acquisire i mezzi per capire.
Dobbiamo provare a comprendere meglio perchè di tutto questo ne abbiamo già abbastanza ma avremo a che farci per molto tempo ancora.




post Corrado Pini


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Cortocircuiti

11/7/2016

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Quello della fotografia di guerra è un argomento già affrontato migliaia di volte. 

E' difficile capire dato che non abbiamo la passione che ha portato per esempio Capa, Gerda Taro, "Chim" Seymour o il nostro Andrea Rocchelli sui fronti di tante guerre per documentare e far conoscere i conflitti fra i popoli o dentro i popoli.

Una passione bruciante che li ha portati a cadere sul campo.

Certe cose si sanno soltanto se le provi sulla pelle, non basta di certo conoscerle intellettualmente.

Però a volte viaggiando si può venire in contatto con qualcosa che provoca un cortocircuito e ti fa sentire improvvisamente l'odore della polvere da sparo.

Per esempio durante il viaggio in Croazia qualche mese fa, ci è capitato di ascoltare i racconti della nostra guida a Plitvice che era presente nei giorni della guerra.
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Le storie del primo caduto, proprio all'interno del parco e della pulizia etnica.

Il racconto della bonifica del parco dalle mine antiuomo con le esplosioni che si sentivano in lontananza mentre i primi turisti seguivano dei percorsi resi sicuri.

A Zagabria, ci sono tetti dove si notano le tegole nuove, più rosse della altre. Non sono il risultato di ristrutturazioni ma riparazioni dovute ai bombardamenti, qualche proiettile è arrivato fino alla capitale.

E ancora durante la visita a Karlovac, carcasse di mezzi militari in fila di fianco alla strada.
Le case prese di mira dai cecchini dove si notano ancora i fori dei proiettili, stuccati in qualche modo o lasciati forse a ricordo di ciò che è stato.
Testimonianze reali, visibili che si possono ancora toccare.
Teniamo in mano il capo di un filo, l'altro capo finisce nei cimiteri.
La guerra torna sempre, a volte cambia forma.
Anche di queste cose si occupa la fotografia, denunciare e ricordare per tentare di diminuire la possibilità del ripetere gli errori. 
Forse è un'impresa impossibile, ma sono i sognatori che fanno avanzare il mondo.
Forse.


post Corrado Pini

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AriDadaKali by Galimberti era a Parma 360

11/7/2016

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Il luogo è magnifico, il palazzetto Eucherio Sanvitale, edificato nel tardo quattrocento ed ora all'interno del Parco Ducale di Parma.
Dentro rimangono parti di preziosi affreschi e addirittura una Madonna col Bambino attribuita ad un giovane Parmigianino.

Tanto è bastato per meritare una visita.
In più questo edificio è diventato sede museale e ha ospitato nell'ambito della rassegna Parma 360 Festival della creatività contemporanea, l'esposizione AriDadaKali di Maurizio Galimberti.

L'autore è celebre per come ha saputo utilizzare le macchine fotografiche istantanee come la Polaroid di cui è divenuto testimonial.
L'immediatezza e la possibilità di manipolazione delle pellicole sono le caratteristiche che ha saputo utilizzare al meglio.
La tecnica di ripresa più importante che Galimberti ha sviluppato è il mosaico, utilizzando la fotocamera quasi come uno scanner variando di poco l'inquadratura e l'inclinazione di ogni scatto, per poi ricomporre l'opera accostando le numerose foto, ne vediamo un esempio qui sotto.
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Galimberti è anche autore di ritratti a personaggi di fama della cultura e dello spettacolo Johnny Depp, Lady Gaga, Robert De Niro, George Clooney, Kate Winslet, Benicio Del Toro, Raul Bova, Dario Fo, Mimmo Rotella, Maria Grazia Cucinotta, Sting.
La sua attività è rivolta in modo particolare al mercato internazionale, si intuisce anche dal dettaglio del termine inglese by che precede la firma in tutte le sue opere.

AriDadaKali è composta da opere di  glamour e nudo soft e misurato.
Singoli scatti modificati ed alterati oppure mosaici dove la frammentazione (o decostruzione per usare un termine più ... da critico d'arte) dell'ambiente intorno alla modella è importante quanto il soggetto stesso.

Le polaroid sono affascinanti, materiche, con colori caratteristici.
Le piccole dimensioni le rendono simili a preziose miniature dando la sensazione di aumentarne il valore.
L'autore rimane però, a mio parere, all'interno  del suo cliché ormai ampiamente collaudato e consolidato, appagante e pagante.

Completano l'esposizione alcuni prestigiosi libri che Galimberti a pubblicato durante la sua attività.
AriDadaKali è rimasta esposta al Palazzetto Eucherio Sanvitale dal 2 aprile al15 maggio 2016


 post di Corrado Pini

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The Floating Piers

9/7/2016

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Foto
Eccoci di nuovo sul lago d'Iseo come promesso un anno fa.

L'occasione è stata "The Floating Piers", un'opera di land art dell'artista che si firma "Christo e Jeanne Claude".

Ne avete certamente sentito parlare, si è trattato di una passerella galleggiante che ha permesso di collegare la costa bresciana con Monte Isola e l'isolotto di San Paolo.

Su quelle strisce di plastica e stoffa gialla in  quindici giorni si sono mosse un milione e duecentomila persone circa.

Per farlo hanno sfidato caldo e lunghe code, col rischio di trovarsi l'accesso chiuso improvvisamente a pochi metri dal traguardo a causa del maltempo.
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Ma questo manufatto è stato un'opera d'arte oppure no?
Si è dibattuto a lungo in rete e sui media.
Intanto bisogna intendersi su cosa è un'opera d'arte.
Se ne discute da secoli ed è facile vedere arte per esempio nella Gioconda, ma in Duchamp o nelle tele tagliate di Fontana o nel famoso barattolo di Piero Manzoni ce la vedete?
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Eppure quelle realizzazioni sono considerate opere che hanno cambiato la storia dell'arte.
Forse sono artisti solo coloro che anticipano i tempi e dettano una linea nuova da seguire?
Oscar Wilde dice che è il critico e quindi l'uomo che "decide" cosa sia arte e cosa no.

Nel caso di "The Floating Piers" la critica è divisa ma centinaia di migliaia di persone pur sapendo delle difficoltà logistiche sono andate sul lago d'Iseo per vedere e partecipare alla breve parabola di vita della realizzazione.
Perchè si fanno quattro o cinque ore di coda sotto il sole?
Solo per un selfie su un pontile di plastica?

In un'intervista Christo dice la sua installazione è completa soltanto con la gente, con l'attesa, nel luogo e nel tempo di vita dell'opera che non sarà mai più replicata.
Foto
Ho solo domande e poche risposte.
Personalmente ero curioso ed è stato molto appagante usufruire dell'opera, abbiamo provato sensazioni che in nessun altro luogo si possono ricevere.
Il movimento delle onde sotto i piedi, i colori della passerella che cambiano secondo l'angolazione e l'ora, la gente, l'attesa, la pazienza e anche la stanchezza.

Naturalmente ho preso parecchie fotografie ma per una volta è stato più importante partecipare piuttosto che testimoniare.
C'è chi dice che dovrebbe sempre essere così.

Alla fine comunque la promessa è stata mantenuta, Christo ci ha fatto camminare davvero sulle acque che ora si sono richiuse come quelle del mar Rosso e sono tornate a separare Montisola da Sulzano.

post di Corrado Pini

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Fine corso di primavera

1/7/2016

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Per festeggiare in bellezza la fine del corso di fotografia di primavera e per chiudere l'attività del circolo in vista della sosta estiva si è tenuta una cena con i ragazzi iscritti e con i soci e gli amici che si sono uniti alla compagnia.
Un'occasione conviviale per parlare della nostra passione comune ma anche solo per divertirsi con amici nuovi o vecchi.
Arrivederci con il nuovo corso del prossimo autunno.

Foto

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