"Cosa importa se è finita ... ciò che conta è che sia stata come una splendida giornata", così cantava Vasco qualche anno fa e quel ritornello si adatta perfettamente all'uscita di Parmafotografica & friends domenica 17 gennaio scorso. Partiti in treno per Milano siamo stati accolti da una bella giornata invernale con cielo limpido e pulito con aria frizzante. Appena il tempo di prendere un veloce caffè nei pressi della stazione Centrale e poi gambe in spalla, c'è tanto da vedere e il tempo corre.
Una ricerca personale quindi, che non prevedeva la diffusione delle immagini, forse perchè avrebbero rivelato troppo di lei e della sua personalità rimasta misteriosa. L' esposizione è ben fatta, 120 belle stampe anche di grandi dimensioni, sicuramente lo spazio espositivo è un po' troppo ridotto visto il grande successo della mostra: la lunga fila all'entrata lo testimonia.
A mio giudizio i grandi fotografi classici vincono a mani basse rispetto ai più giovani, non c'e' gara, non sempre i colori ipersaturi e le stampe giganti servono per mascherare idee deboli. Dopo un rapido pranzo, utile anche ad accumulare un poco di calore vista la giornata gelida e ventosa, ci spostiamo nella zona di Piazza Gae Aulenti per la terza mostra: Gabriele Basilico. "Ascolto il tuo cuore, città". Si tratta della prima grande antologica retrospettiva che Milano dedica al grande autore. Video, proiezioni e centocinquanta fotografie, la gran parte di grandi dimensioni esposte su tre piani del Pavilion fanno di questa esposizione la migliore della giornata, grazie anche ai grandi mezzi economici messi a disposizione dell'organizzazione. Forse il denaro non fa sempre la differenza ma se viene speso bene è meglio, come direbbe un filosofo dell'ovvio. La location d'eccezione, le immagini perfettamente disposte e illuminate rendono la mostra un evento da non mancare. Basilico mostra la coerenza della sua ispirazione e riesce ad unire col filo della sua fotografia tante metropoli diverse in giro per il mondo. Gabriele Basilico si definiva un misuratore, la sua fotografia è contemplativa, ha bisogno di tempo e di distanza fra spazio e l'occhio. Personalmente ho riscoperto un autore al quale non davo la giusta importanza, le sue foto viste al computer o sui libri non vengono valorizzate quanto meritano, devono essere stampate in grandi dimensioni per poter apprezzare la profondità di campo e il dettaglio del negativo medio formato.
acciaio e vetrocemento fanno sognare New York, la città della street photography per eccellenza. Ci ripromettiamo di tornare per dedicare qualche ora in più a quel quartiere che merita scatti decisamente più ragionati. Il rientro in treno è stato divertente e come sempre fonte di ispirazione per le prossime uscite che saranno numerose e interessanti. Non abbiamo sprecato un minuto, abbiamo visto tante immagini (forse troppe), luoghi, persone, e accumulato appunti per riflettere e studiare per settimane. Tutto questo in allegria e con il gusto di condividere con altri i nostri interessi e le nostre passioni; è così che pensiamo alla fotografia ed è così che crediamo debba essere, seria ma non seriosa. E motivo comunque e sempre di una spendida giornata. post di Corrado Pini
Per approfondire e comprendere un po' meglio Vivian Maier consiglio la lettura dell'articolo di Michele Smargiassi nel suo blog "Fotocrazia" ( http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2016/01/27/il-mito-pop-di-vivan-maier/ ). I commenti sono chiusi.
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Aprile 2024
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