Tutti i giorni osservando il fiume digitale che scorre nei circuiti social che vanno per la maggiore, si notano immagini che ritraggono belle e giovani fanciulle; di norma sotto al post ci sono sempre tanti like che fanno la felicità del fotografo e della modella. Attenzione però a distinguere: si tratta di una bella foto o della fotografia di un bel soggetto? Spesso le due cose vengono confuse. D'altra parte è più facile realizzare una bella e buona foto se hai a disposizione una graziosa modella, metà lavoro è già fatto. Al fotografo piace sentirsi dire che scatta non soltanto belle immagini, ma soprattutto buone immagini. Lo sentiamo spesso affermare da autori come Scianna e Gardin, come non crederci? Più difficile quando come soggetto ti scegli un particolare tipo di spazzatura, la plastica. Il nostro socio Guglielmo Pessina dopo aver esplorato il mondo dei residui di lavorazione dei metalli, proprio della plastica si è occupato. E' pur vero che in quel tipo di materiale possiamo trovare tanti colori e forme ma non è facile realizzare fotografie che si differenziano dalla banale ripresa dei cassonetti e dei sacchi per le strade. Il portfolio "Un pianeta di plastica" è composto da dieci fotografie che puntano alla denuncia piuttosto che alla pura estetica. In una prima parte Guglielmo esplora il modo in cui i residui di plastica che sfuggono al riciclo arrivano in mare attraversando laghi e fiumi. Successivamente le microparticelle sminuzzate dall'azione dell'erosione finiscono addirittura nel ciclo alimentare e nel nostro cibo. Il concetto viene rappresentato da fotografie con soggetto frutti di mare che più di altri animali filtrano l'acqua e quindi sono più soggetti all'inquinamento. L'artificio tecnico per rendere al meglio l'idea della "plastificazione" del mondo è un filtro disponibile in un programma di sviluppo digitale che simula un film di cellophane posato sulla fotografia. L'ultima immagine però è quella di un bimbo che gioca sorridente sulla spiaggia, c'è quindi un futuro più pulito davanti a noi, oppure siamo come la cicala che sciala non rendendosi conto che sta preparando la rovina dell'ambiente in cui vive?
Se dopo questa serata continuate a pensare che la scelta tematica di denuncia di Gugliemo Pessina sia stata coraggiosa ma esagerata, date un'occhiata alla sequenza nella pagina Le foto spazzatura che ci piacciono, del National Geographic Italia.
Un altro lavoro interessante ed illuminante lo potete trovare seguendo QUESTO LINK che conduce al sito Greenme.it, sono fotografie che ognuno di noi potrebbe fare a casa propria, moltiplicate per milioni di case e avrete un'idea precisa della massa enorme di residui con la quale abbiamo a che fare. Meno ottimisti ora? La plastica ogni giorno di più riempie l'ambiente in cui viviamo, la troviamo in alta montagna, nelle fosse oceaniche, sulle spiagge degli scogli più remoti, nello stomaco degli animali. Micro-fibre le assumiamo con gli alimenti e l'acqua, la plastica diventerà letteralmente parte di noi, dovremo anche imparare a fotografarla, perchè "clonarla" via dalla nostre immagini, non è la soluzione. post: Corrado Pini I commenti sono chiusi.
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Aprile 2024
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