Nella prima parte, monocromatica l'autore ci mostra i segni del disastro, ciò che è rimasto dopo il passaggio del fiume di melma che ha trascinato a mare tutto ciò che ha incontrato. La seconda parte, ricompare l'uomo, colore, alcune feste, si rivedono i turisti. Ben eseguita la transizione fra le due parti. La fotografia di un falò simboleggia la voglia di ricostruire immediatamente, il fuoco interiore di quella gente che non si rassegna ai colpi della natura.
Nonostante tutto però si ricostruirà sul torrente tombato che scorre sotto il paese, l'esperienza come la storia, non insegna. post: Corrado Pini
Il programma della manifestazione è ampio e diversificato per esplorare l'universo femminile.
In quest'impresa impossibile si cimentano autori come Man Ray, Robert Mapplethorpe, Vanessa Beecroft, Francesca Woodman, Julia Margaret Cameron, Mihaela Noroc ed Elisabetta Catalano. Vi invito a visitare il sito di Fondazione Brescia Musei per i dettagli.
Una visione cinematografica Maurizio Mercuri, fotografo, filmaker e appassionato di cinema i tutti i suoi aspetti è stato protagonista della seconda serata dedicata al tema FIAF 2019, "l'effimero e l'eterno" visto con particolare riferimento alla settima arte. Con l'aiuto della proiezione di alcune brevi clip tratte da celebri film, Mercuri ci ha introdotto al concetto di effimero legato al fenomeno del divismo tipico della Hollywood dei tempi d'oro negli anni '50. Eterna diva e quindi icona immortale è Marilyn Monroe vista in uno dei suoi maggiori successi: "A qualcuno piace caldo". La Monroe è paradigma del mito che sopravvive a se stesso, legato alla costruzione del personaggio ed a una fine tragica e ancora un poco misteriosa.
Esiste un altro concetto di effimero legato al cinema, quello della pellicola in quanto supporto materiale. Oggi si può pensare che un film una volta girato e pubblicato sia eterno, così come una fotografia, salvi in quello spazio virtuale che oggi chiamiamo cloud, cellula di un futuro cyberspazio. Agli albori della cinematografia invece la pellicola era materiale raro e prezioso. Una volta finita la vita utile del film, terminate le proiezioni e scemato l'interesse del pubblico, il supporto veniva recuperato, riciclato e riutilizzato. Non dimentichiamo inoltre che la pellicola di celluloide è altamente infiammabile e proprio gli incendi hanno distrutto opere importanti. Tra fuoco e riciclo sono andati perduti veri capolavori di grande importanza storica, sciolti insieme alla gelatina che ricopriva le bobine. Per esempio "Metropolis" di Fritz Lang venne più volte rimaneggiato intervenendo direttamente sull'originale tanto che oggi fatichiamo a ricostruire l'esatta sequenza dell'opera. Prima dell'invenzione delle cineteche soltanto alcuni appassionati setacciavano i maceri cercando si salvare per quanto possibile le pellicole di maggior valore. Una di queste vicende è raccontata da Luigi Comencini in "La valigia dei sogni". Egli stesso in gioventù fu tra coloro che collezionarono pellicole e più tardi contribuì a fondare la Cineteca Nazionale. A sottolineare l'"eternità" del cinema ci sono artisti che lavorano sull'opera altrui, rielaborando e trasformando.
Esempio portato da Mercuri è "Home stories" di Matthias Muller, composto da sequenze prese da melodrammi degli anni '50 della Hollywood classica, dando loro nuovo significato. Oppure " La verifica incerta" dal quale è nata l'idea per la trasmissione televisiva Blob. Nella conduzione della serata è parso chiaro come Maurizio Mercuri guardi alle vecchie storiche pellicole con lo stesso sguardo e passione che abbiamo noi fotografi quando ammiriamo le classiche immagini di Nadar, Brassai, Adams, Bresson e via elencando. Con queste armi e con la competenza dimostrata Mercuri ha catturato l'interesse di tutti i presenti ed è riuscito ad introdurre alla storia del cinema, arte cugina della fotografia e come la fotografia profondamente complessa. Un bel contributo al tema l'effimero e l'eterno. post:Corrado Pini Dodici dittici, fotografie quadrate ed a colori, piccole storie in una città vuota ed estiva, in una Parma che non richiama il turismo balneare e che invece si svuota quando i suoi abitanti vanno a cercare il mare. Foto minimali, dettagli, relazioni che soltanto un buon occhio fotografico sa cogliere. Marisa ha la capacità di cogliere il gioco ironico delle situazioni come devono fare i bravi fotografi di street. Nel comporre i dittici occorre fare attenzione a come le fotografie si mettono in relazione una con le altre.
Capita spesso che due immagini pur buone, affiancate non funzionano. C'è quindi un secondo livello compositivo oltre a quello delle singole fotografie, dove occorre ben accostare colori, linee, ombre e naturalmente significati. E' in questi spazi che si muove Marisa Pasquali, sul filo dell'ironia e in equilbrio, raccogliendo le sue immagini come tante bustine di minerva a comporre il suo diario minimo. link : FLICKR photo4u - intervista post Corrado Pini Legami, intimità, relazioni, nuovi mondi è il concept di Fotografia Europea 019, l'evento fotografico più importante di Reggio Emilia.
Quest'anno il fine settimana di apertura sarà quello del 12/14 aprile. Lo staff per aumentare l'attesa degli appassionati (i più aggiornati direbbero l'hype) ha organizzato alcune serate. La prima ha visto Francesco Jodice narrarsi nella conferenza "Laboratorio per telescopi". Nella seconda data Toni Thorimbert celebre fotografo di moda e non solo, ci ha raccontato quali sono stati i suoi inizi e in modo particolare quali autori lo hanno influenzato. Il suo motto è "imparare sempre" e di conseguenza prendere consapevolezza che nessuno per quanto sia talentuoso può prescindere dallo studiare i grandi del passato e avere quindi dei riferimenti. Sono tre i fotografi ai quali tutti si accostano anche inconsapevolmente nell'atteggiamento verso la fotografia. William Klein entra nella realtà e nel mondo, non si fa scrupoli se i soggetti guardano in camera o comunque si accorgono di essere ripresi. Arriva a modificare la scena entrando e interagendo. H.Cartier Bresson L'atteggiameno è opposto a quello di Klein. Il fotografo deve rimanere sullo sfondo, possibilmente invisibile. La scena non deve essere modificata. Ugo Mulas E' la terza via, la cultura del fotografo è essenziale e causa le motivazioni della ripresa. Di seguito un elenco di autori non solo fotografi, che sono stati modelli per Thorimbert o comunque da conoscere. Italo Calvino - "Gli amori difficili", raccolta di racconti che contiene "L'avventura di un fotografo". Michelangelo Antonioni - "Blow Up" Lee Frielander Robert Frank Irving Penn Arthur Tress Edward Quinn post Corrado Pini Non si deve visitare Africa cercando la qualità tecnica, quella è davanti agli occhi. Va vista guardando col cuore, fatelo e non rimarrete delusi. Le fotografie, tutte in bianco e nero e di grande formato sono state scattate durante i tanti viaggi di Sebastiao Salgado dagli anni '70 ai giorni nostri e a ben vedere si nota anche una certa evoluzione nel modo di osservare dell'autore. Il giovane è vicino al reportage, l'autore maturo ci mostra le grandi immagini epiche in stile Genesi. E' onesto Salgado? E' di parte?
Si, è onesto, mostra ciò che è davanti al suo obbiettivo come deve fare un reporter, ma naturalmente va a cercare quello che vuole mostrare. Nessun fotografo è totalmente imparziale. Africa, costruita oggi selezionando fotografie di decenni scorsi ha uno scopo, mostrare le cause che portano tanta gente a lasciare le case e le terre per emigrare. Pochi cercano fortuna, la maggior parte vuole soltanto sopravvivere. Le cause? Un lago che si asciuga, il deserto che avanza mangiandosi terra fertile, una guerra fratricida, una coltivazione che non rende più, un'epidemia, portano migliaia di famiglie alla disperazione. Per conoscere le vere cause prime occorre informarsi un po' e conoscere la storia dell'Africa, del mondo. Salgado racconta le sue motivazioni che l'hanno portato regalare Africa ai ragazzi di Binario 49 in un poster che troverete visitando i luoghi d'esposizione. Lui può permetterselo oggi ma si è meritato questo privilegio con la sua vita e il suo lavoro. Africa, da visitare. post: Corrado Pini Lab066 il primo laboratorio sul tema "L'effimero e l'eterno" si è tenuto la scorsa settimana, condotto dal nostro Massimo Marazzini. Per l'occasione abbiamo incontrato Antonio Mascolo nella sala che per anni ha accolto le riunioni di Parmafotografica presso la sede dello storico Circolo Aquila Longhi in Oltretorrente. Mascolo ha introdotto l'argomento lasciandoci alcuni spunti sui quali riflettere, vediamone alcuni. Effimero: ciò che vive per breve tempo, per un giorno, che non dura. Eterno: ma davvero esiste qualcosa di eterno al di la della religione? Forse è meglio parlare di "duraturo" e risistente al tempo, longevo. Duraturo però si può dire soltanto in riferimento a qualche pietra di paragone, la vita di un uomo è lunga rispetto a quella di una farfalla ma breve di fronte ad una sequoia o ad una piramide. Lo scorrere del tempo cambia il concetto di resistenza al tempo? Negli anni 50 il direttore di Le Monde affermò che la radio dava le notizie, la TV le mostrava e il giornale le spiegava. Oggi, con l'avvento di Internet i vecchi media arrivano costantemente in ritardo, il quotidiano dura il tempo di un giorno consumato. Robert Capa quando scattava non poteva vedere le proprie foto, mandava i rullini al giornale che le sviluppava e lui le vedeva stampate come tutti i lettori.
A volte passavano settimane prima della pubblicazione. Oggi un reporter, anche al fronte, vede immediatamente le proprie foto, la sera stessa sul portatile o su un tablet. Come si collega "Oltre il Torrente Parma", il libro fotografico di Antonio Mascolo col tema di serata? Il libro è un'istantanea del quartiere, quindi effimera come può esserla una fotografia scattata ad un centesimo di secondo. Ma una volta stampate ed organizzate insieme queste fotografie assumono forza e resistenza. E ancora di più resistenti sarebbero se nel passato e in futuro ci fossero altre operazioni del genere. Quindi l'effimero può essere o divenire "eterno" come testa e croce appartengono alla stessa moneta e mai appaiono insieme anche se sono parte della stessa realtà. Per approfondire: Un Paese. Zavattini-Strand Cara Parma. Bavagnoli Blow-up. Antonioni post Corrado Pini "Castelli e borghi" è un lavoro a due mani frutto della collaborazione tra Associazione Parmafotografica e gli amici della Lunigiana, il Gruppo Fotoamatori Tresana. La prima uscita è avvenuta durante la festa di San Giuseppe in Oltretorrente a Parma, tradizionale manifestazione alla quale Parmafotografica partecipa ogni anno con un lavoro dedicato. In quella fredda giornata primaverile la pioggia e il vento hanno rovinato la festa e diminuito in modo sostanziale il passaggio di fronte alle fotografie. Sarebbe stato un peccato non potere mostrare quelle immagini in un'altra occasione. La possibilità è stata offerta dal Comune di Noceto che ha messo a disposizione una bella sala attrezzata e riscaldata all'interno del Castello della Musica al centro del paese. Entrando nella sala i visitatori hanno trovato su un lato le grandi fotografie dei manieri di Lunigiana.
I fotografi di Tresana hanno puntato sull'integrazione fra castelli e paesaggio, la montagna e la natura la fanno da padrone in tante immagini suggestive. Dall'altra parte c'erano i pannelli del versante parmense che raggruppano immagini descrittive per raccontare i luoghi e la storia. Due visioni diverse ma l'effetto complessivo è quello di un'offerta completa e varia, ben equilibrata e ben allestita. Una buona propaganda e lasciatemelo dire, la buona qualità della proposta, hanno portato tanti visitatori durante i tre fine settimana di apertura. La mostra si trasferira ora al di là del crinale e verrà esposta in primavera ed in estate anche all'interno di alcuni castelli in Lunigiana. Concludo con un ringraziamento per chi ha lavorato a "Castelli e borghi", producendo le fotografie oppure lavorando all'allestimento e in particolare al nostro presidente Giovanna Ziveri sempre presente nei sei giorni di apertura a garantire la possibilità per tutti di visitare la mostra. post: Corrado Pini Il divertimento è il motore che ha portato Enrica "Chicca" Carbognani a realizzare il suo secondo libro "Pèrma par sèmpor", dove troviamo l'istinto come linea guida seguita nella composizione. L'dea che lega le fotografie è nata ascoltando casualmente due persone conversare nel dialetto parmigiano, cosa sempre più inconsueta. A Parma e in Italia l'utilizzo delle lingue locali e dei dialetti stia diminuendo e le culture popolari vengono sempre più erose dalla globalizzazione delle merci e del denaro. Colpa anche nostra che a parole proclamiamo la nostra individualità salvo farsi trascinare dai marchi, le mode, i cibi standard che le grandi catene e multinazionali quasi sempre straniere e occidentali ci impongono. Enrica ha strutturato il libro abbinando ad ogni fotografia una frase (potremmo dire una didascalia) nel nostro dialetto, salvo tradurla in italiano ad uso di chi mastica meno il pramzan. Non c'è, volutamente, storia ne uniformità di linguaggio, troviamo una sezione a colori una in bianco e nero e una terza con fotografie desaturate selettivamente. Il tratto d'unione delle parti è proprio l'istinto e la visione istantanea del fronte alla scena da riprendere. Il gusto estetico privato la fa da padrone e quindi ritroviamo una post-produzione accentuata che mira ad estrarre i dettagli stile HDR. Un lavoro così personale va preso così com'è senza l'analisi critica che si farebbe di fronte ad un libro disegnato per raccontare una particolare storia con un progetto articolato.
Enrica ci mostra esclusivamente se stessa, la sua sensibilità, il suo affetto per i luoghi di Parma che le sono rimasti nel cuore dopo averla percorsa in lungo e in largo. Coraggiosa l'idea del libro che appare impegnativa da realizzare. Per Enrica invece lavorare alla struttura di un libro è divertente e rilassante, in linea con le motivazioni che la muovono e quindi possiamo concludere che l'obbiettivo è stato raggiunto. post Corrado Pini Quando si visita un'esposizione è quasi inevitabile scattare fotografie dalle opere esposte, quelle più famose oppure a quelle che più ci hanno colpito. Oltre che certificare la nostra presenza di solito quelle foto altro non fanno e spesso finiscono dimenticate in una cartella del PC. Raffaele Di Pasquale invece, in visita ad Arte Fiera di Bologna ha deciso di utilizzare gli scatti per creare nuove immagini. Arte Rivisitata è frutto di quel lavoro. Sedici immagini a colori come sempre ben stampate e presentate, ognuna con un breve titolo. Alcune sono scatti unici nei quali due opere vengono mescolate utilizzando tecniche che schiacciano la prospettiva per far interagire ciò che è distante nello spazio, per esempio una statua e una tela. In altri casi due fotografie vengono fuse digitalmente per produrre una terza immagine. La questione interessante della serata sulla quale si è acceso il dibattito è riconoscibilità dell'ispirazione. Alcuni avrebbero preferito conoscere quali fossero le opere originali che hanno catturato l'attenzione dell'autore, magari costruendo dei dittici originale/interpretato. Altri invece hanno affermato che l'immagine finale nulla ha a che fare con quelle di partenza. Personalmente penso che un confronto diretto porterebbe quasi inevitabilmente a fare un paragone di somiglianza di qualità o di valore che renderebbe il portfolio troppo didascalico. Per innescare una riflessione ho inserito le immagini qui sopra. La Marilyn in bianco e nero è una fotografia originale di Frank Powolny scattata sul set del film Niagara. Un crop di quella foto ha ispirato la celeberrima immagine di Warhol divenuta un'icona moderna riprodotta in migliaia di forme sopra tantissimi prodotti. Credo che pochi conoscano l'originale ma questo fatto non toglie o aggiunge nulla al capolavoro di Warhol. Oggi un altro grande street artist, Banksy ha ripreso la Marilyn di Warhol imitandone lo schema ma cambiando la protagonista con una diva contemporanea, Kate Moss. L'ultima foto contiene le altre ma è diversa, non "afferma" ma "descrive". La Fotografia ci mostra le cose... "...in un'apparenza momentanea che non ha autonomia -che non ha esistenza indipendente-, ma che dipende inequivocabilmente da altro." (D.Mormorio-Un'altra lontananza). Qualsiasi fotografia che noi possiamo scattare è la reinterpretazione di qualcosa di già fatto, quello che cambia è la nostra visione.
Anche quella probabilmente non è originale ma deve essere sincera. post: Corrado Pini In uno degli ultimi incontri con l'autore del 2018 Giovanni Ruzzi nostro socio, ci ha portato la sua "Wae Rebo, là dove il tempo si è fermato". Come ricorderete il portfolio è stato esposto presso Chrysopolis che attualmente ospita "Dedchì e dedlà da l'acua", una serie di immagini che illustrano i ponti di Parma. Chi volesse visitare la mostra potrà farlo fino a fine anno. Giovanni ha raccontato del viaggio e delle difficoltà superate per raggiungere la remota località di Wae Rebo, sull'isola di Flores in Indonesia. Il luogo esotico, le curiose e antiche costruzioni coniche, hanno acceso la curiosità di tutti. Possiamo considerare la serie fotografica come fosse una sorta di trailer che anticipa l'audiovisivo di prossima produzione. Inoltre, come probabilmente accadrà nel prossimo viaggio a Flores Giovanni potrà sviluppare i temi che la breve permanenza della prima volta (poche ore in realtà) gli ha impedito di argomentare al meglio. D'altra parte a chi non si accende la fantasia pensando ad una salita di ore nella jungla, ad un villaggio vecchio di secoli in cima ad una montagna in un'isola nel mezzo al Pacifico. La fotografia più votata che parteciperà al concorso interno "La migliore in portfolio" sarà quella che vedete vicino alla locandina.
I contrasti luce/ombra, i colori, una certa aria di mistero (che strana quella non-croce in cima al tetto) sono le caratteristiche vincenti. Credo che abbia avuto un certo peso anche una certa assonanza con l'immagine iconica della capanna della natività che tutti abbiamo imparato a riconoscere fin da bambini. post: Corrado Pini Durante una conferenza il celebre Gianni Berengo Gardin ha affermato che ormai tutto è stato fotografato ma che si può comunque proporre un'opinione originale su qualsiasi tema attraverso la propria visione personale. Ci sono però alcuni luoghi della galassia Fotografia che sono meno frequentati, Urbex è uno di questi. Viviamo in uno spendido Paese pieno di bellezze naturali e architettoniche ma qua e là ci sono manufatti che sono stati abbandonati al degrado del tempo e dei vandali. I fotografi di Urbex si occupano di trovarli, esplorarli e fotografarli. E' chiaro che non si tratta di passeggiate con la fotocamera al collo sperando di incontrare una situazione che permetta di scattare qualche bella immagine; fotografare i luoghi abbandonati è impegnativo e a volte anche piuttosto pericoloso. Gli autori che abbiamo incontrato nel giovedì con l'autore di Parmafotografica sono Manuela Arcari e Antonio Piazza che dopo averci mostrato le loro belle fotografie su grandi stampe e su libri da loro prodotti, ci hanno raccontato numerosi aneddoti accaduti durante le esplorazioni. Per fare questo tipo di fotografia è importante il lavoro organizzativo che c'è a monte dello scatto. Intanto è tassativo lavorare in sicurezza, sono necessari scarponi dalla suola ben solida, guanti, luce frontale per evitare chiodi e vetri rotti e per vedere dove si mettono i piedi al buio, non è raro imbattersi in pavimenti crollati e scalinate pericolanti. Esiste una rete nota agli appassionati all'interno della quale si condividono informazioni preziose. Spesso i luoghi da visitare sono lontani fra loro e qualsiasi notizia è utile per non trovarsi a dover rinunciare alla sessione fotografica dopo aver percorso centinaia di chilometri. Di solito la post-produzione è fatta utilizzando lo strumento HDR per ovviare alla mancanza di illuminazione e sta alla sensibilità del fotografo saper dosare accuratamente lo sviluppo digitale in camera chiara per non ottentere effetti esagerati.
Le immagini di Manuela e Antonio sono ben equilibrate, il loro stile prevede di far uscire i dettagli e i colori esponendo bene la scena (la tecnica HDR serve proprio a quello) mentre altri preferiscono mantenere un'atmosfera cupa. La luce serve a mostrare la bellezza di questi luoghi dimenticati e non il degrado che comunque c'è e appare. Credo che in questa "specialità" fotografica sia essenziale la parte dedicata all'avventura, l'adrenalina liberata dal rischio calcolato. Poi però i fotografi devono riuscire a trasmettere parte delle emozioni provate al momento delle scatto a chi fruisce delle fotografie. Ci vogliono insomma tutte le caratteristiche che permettono di produrre buona fotografia oltre che bella e Manuela Arcari e Antonio Piazza ci sono riusciti. Gianni Berengo Gardin apprezzerebbe, tacendo dell'HDR! Post di Corrado Pini Questo il nostro contributo a Colorno Photo Life.
Le fotografie selezionate per rappresentare Parmafotografica sono di Fausta Bertolotti, Dario Grimaldi, Mariella Pomelli e Rodolfo Cervi. Le fotografie sono esposte al piano superiore dell'Aranciaia. Dal post di Giovanna Ziveri, presidente di Parmafotografica su FB, 27 ottobre. Durante il convegno Regionale della FIAF a Salsomaggiore, noi di Parmafotografica abbiamo esposto il progetto nato per il 2018, insieme al gruppo Fotoamatori di Tresana, che rappresentava i castelli e le rocche della provincia di Parma. Apro con una premessa, Associazione Parmafotografica nel suo statuto chiarisce di essere apolitica, apartitica e aconfessionale. Non c'è nessun intento dietro alla pubblicazione di questo post se non quello di riflettere sull'idea artistica e l'efficacia della realizzazione. Non è questo il luogo per fare proselitismo Poi naturalmente c'è il messaggio, ma su quello ognuno si confronterà con le proprie idee e la propria coscienza. Il testo che segue è stampato e affisso il una locandina a fianco dell'installazione. Eldorato è un progetto che racconta l'illusione di questo millennio: l'esistenza di una terra dell'oro, dove ci sono benessere e futuro. post: Corrado Pini Fabrizio Bertolini è l'ultimo autore di ottobre dei giovedì di Parmafotografica. Ci porta due serie di fotografie con accompagnamento musicale e si presenta raccontando che il suo approccio con la fotografia è iniziato col paesaggio e con l'architettura. Più tardi i suoi interessi si sono spostati sulla street photography e il reportage di cui ha appreso le basi seguendo workshop di Giulio Di Meo. Oggi è iscritto al giornale on-line Witness Journal che tratta temi a lui vicini. La prima proiezione è "Festa lungo il Po, Brancere Cremona" dove racconta a colori una cerimonia religiosa che si tiene a ferragosto ogni anno. I canottieri del circolo locale portano dal Po a Brancere la statua della Vergine e poi segue la processione e le funzioni religiose. L'autore è rimasto colpito dalla sobrietà della festa paesana, ancora autentica come quelle di una volta senza troppo commercio, bancarelle e mercatini. Bertolini ci mostra il succedersi degli eventi con l'occhio del turista curioso, passando dalle riprese con un medio tele a quelle più larghe e grandangolari. Dalla discussione è emerso che sistemando qualche incongruenza nella sequenza e aggiungendo alcune foto di particolari importanti la serie diventerebbe più scorrevole e piacevole. "Milano Isola" è il titolo della seconda proiezione.
L'autore introduce raccontando che a Milano nella zona della stazione Garibaldi, vicino ai grattacieli e ai palazzi di vetro da poco sorti ci sono ancora piccole attività commerciali, artigiani che sopravvivono con il lavoro tradizionale. C'è per il momento convivenza fra il nuovo quartiere finanziario e i vecchi abitanti. Bertolini ha cercato i segni di questa mescolanza con buone fotografie in bianco e nero mostrando il suo sguardo centrato sulla fotografia di strada. Emerge la ricerca dell'identità di quel luogo in evoluzione pieno di contraddizioni e sfaccettature. Spesso i giganteschi grattacieli sono una presenza lontana sullo sfondo ma presente e sempre più incombente. Anche se non appare una sequenza classica (racconto strutturato o cronologico come della prima proiezione), dalla serie fotografica esce il contrasto tra la tradizione, il lavoro manuale, la produzione di cose e la forza della finanza e del denaro che produce altro denaro. Da entrambe le serie notiamo lo sguardo di Fabrizio Bertolini che vuole mostrare senza imporre la propria visione e senza utilizzare fotografie troppo "urlate" e caratterizzate, utilizzando il suo stile sobrio e discreto. post: Corrado Pini Le proposte di Gabriele Pinardi fanno sempre discutere, pensavo entrando nella sede di Parmafotografica per l'appuntamento del giovedì d'incontro con l'autore. Questa volta non abbiamo visto audiovisivi ma stampe in dittici, riunite sotto il titolo "London Imagined". Pinardi ha realizzato le fotografie che sono alla base delle sue immagini durante un soggiorno nella capitale inglese. Molte riprese sono state fatte dall'altro del diciassettesimo piano della sua residenza, altre sono il frutto di ricerche in angoli nascosti e poco frequentati dai turisti. fotografie di Georgia Felici Se dobbiamo trovare un filo conduttore alla serie fotografica, possiamo immaginare di essere davanti ad un reportage "onirico". Pensiamo ad un fotoreporter che riesca a documentare il sogno di una persona che ha visitato Londra e ora riposa e sogna, una storia alla Inception. La mente accosta, rimanda, associa, mescola luoghi e situazioni vissute durante il giorno e anche inventa. Un sogno oppure un incubo come dice qualcuno. Londra immaginata da Pinardi è notturna, i colori sono saturi, acidi, metropolitani, le immagini sono dense, piene di riferimenti. Alcune citazioni sono chiare, altre più nascoste ma il mood, il "sapore" generale del lavoro richiama certa buona fantascienza, dal primo Blade Runner al recente Ghost in the Shell, oppure città virtuali come Gotham o Metropolis. Gabriele Pinardi ci ha voluto mostrare la sua visione di fantasia di Londra, non dobbiamo cercare nelle sue immagini una storia oppure le cartoline dei classici monumenti che si fotografano nelle capìtali europee.
Troveremo invece la fantasia al potere e Gabriele Pinardi di fantasia e tecnica per esprimerla compiutamente, ne ha in abbondanza. post di Corrado Pini FOTOGRAFIA. Cristina Maestri è l'autrice, un gradito ritorno nella sala di Parmafotografica di cui è stata socia. Giovane, eclettica, aperta alle sfide, visitando il sito CONTRAILS, collettivo di cui è membro si possono ammirare alcuni suoi lavori anche molto diversi da "Beautiful day". PROTAGONISTA. Mario Previ, artista, pittore naif, molto conosciuto ed apprezzato. Dipinge su vetro lavorando al contrario, quindi inizia dalla firma allo specchio e ottiene opere coloratissime di ispirazione religiosa. Una tecnica difficile che richiede grande pazienza e precisione LA STORIA. Mario in gioventù subì un grave infortunio, un tuffo mal eseguito lo ha lasciato senza la possibilità di camminare e con limitazioni nell'uso delle braccia, questo rende prodigiosa la sua abilità nella tecnica pittorica di cui è maestro. Vive solo e Cristina è sua vicina di casa. Il reportage proposto questa sera racconta di come Mario riesca comunque, nonostante le gravi difficoltà motorie ad avere una vita attiva e pur con alti e bassi socialmente appagante, Cristina narra una giornata positiva di Mario. In realtà la giornata è virtuale, le fotografie sono state scattate nel corso di un anno circa, rispettando i tempi e gli impegni di entrambi i protagonisti. Il portfolio è frutto di un progetto voluto e costruito con pazienza, entrando in punta di piedi nella vita di Mario, ottenendone la fiducia, ascoltando i suoi racconti senza porre domande che avrebbero oltrepassato limiti non detti. Questo schema si mostra evidente anche nel linguaggio fotografico scelto per raccontare. Bianco e nero perchè senza tempo mentre il colore porta nell'attualità. Bei tagli ma senza enfasi Utilizzo della sola luce naturale evitando flash e luci aggiuntive che avrebbero obbligato all'utilizzo di supporti troppo invasivi. IL DIBATTITO Il dibattito si è spostato sul linguaggio fotografico, se interpretato oppure no. Normalmente per un fotografo è quasi impossibile evitare di mostrare la propria visione, nella scelta delle inquadrature e anche nella selezione e messa in sequenza delle fotografie. Cristina ha evitato saggiamente una delle caratteristiche che si notano spesso in molti lavori, l'uso di fotografie che potremmo definire autocompiacenti. Intendiamo quelle fotografie che invece di essere al servizio della storia, mostrano e dimostrano l'abilità del fotografo di ottenere immagini esteticamente accattivanti ma che poco raccontano. Detto questo, naturalmente la perfezione sarebbe scattare grandi fotografie dal punto di vista estetico e anche narrativo, pochi possono farlo e non sempre. L'immagine finale del reportage è una fotografia a colori scattata da Mario Previ e rappresenta un suo quadro, una vera immersione nella realtà. Dimostra che la storia è viva, reale e ancora in divenire. Dopo i complimenti a Cristina, meritati per il lavoro e la sensibilità dimostrata, tutta l'assemblea ha lanciato un saluto collettivo a Mario che Cristina e i suoi amici gli porteranno quanto prima. Forse alcuni di noi potranno incontrarlo personalmente in occasione di una delle apprezzate esposizioni che ogni tanto organizza fra i suoi monti. Da un post del 5 ottobre di Cristina Maestri. Ieri sera il mio lavoro Beautiful day con protagonista Mario Previ ha avuto il suo debutto stampato. C'è un piccolo festival di fotografia indipendente a Parma, si chiama STOP e il tema dell'edizione 2018 è "Persone". E' una manifestazione distribuita nei luoghi che si occupano di cultura ma anche di intrattenimento. Sabato 22 settembre, attirato da un'annuncio di un social network ho partecipato all'inaugurazione di Anitya di Monica Bonacina presso Enolibreria Chourmo. Locale strano e interessante questo che unisce cultura e buon cibo, ciò di cui Parma dovrebbe essere sempre alfiere. Immersi fra libri non banali ed assaggiando un buon bicchiere abbiamo quindi ammirato Anitya,(Impermanenza). Vi rimando al LINK per vedere una selezione di fotografie in risoluzione adeguata per farsi un'idea personale e diretta. Purtroppo devo rilevare la bassa partecipazione a questo tipo di manifestazione, sicuramente si dovrà rivedere la macchina pubblicitaria ma ho l'impressione che il mondo della fotografia a Parma è chiuso e limitato ai pochi appassionati e addetti ai lavori. Se non viene coinvolto un nome celebre, la gente purtroppo non partecipa. C'e tanto su cui lavorare ma la base di partenza deve essere sempre l'offerta di qualità come in questo caso. Link: Anytia https://readers.fpmagazine.eu/anitya_impermanenza_monica_bonacina-p16570 Ombre Invisibili di Barbara Dagli Alberi e Floriana Maini La seconda inaugurazione della giornata si è svolta negli spazi dell'Oratorio San Quirino che ben conosciamo per aver ospitato la nostra "Famiglia" nella scorsa primavera. Cercando sui social ho scoperto che Ombre Invisibili è un progetto che tratta le problematiche della crescita e dell'evoluzione di un rapporto di coppia. La mostra è l'espressione di un progetto di Associazione Culturale Coinetica nato dalla pratica e dall'offerta di consulenza psicologica e psicoterapeutica. Le autrici, una fotografa e una pittrice hanno lavorato in collaborazione realizzando opere che è difficile chiamare soltanto fotografie. Una modella è stata ripresa in varie pose, ma sempre di schiena. Le stampe su tela sono diventate le basi sulle quali la pittrice ha disegnato segni per esprimere emozioni, dalla caduta al riscatto, sei negative ed altrettante positive. Non è finita qui, ad ogni immagine è associato un testo che descrive o meglio, racconta l'emozione. Volete di più? C'è anche una colonna sonora attivabile tramite un codice a barre, di quelli quadrati che si trovano sulle confezioni dei prodotti (QR-code). Una scansione col cellulare ci proietta in un sito che trasmette la musica adatta. Multimedialità totale, fusione, contaminazione.
Forse troppo. Le immagini ci sono apparse ripetitive (dodici simili sono tante), la parte pittorica è espressa da rabbiose pennellate o artistici simil-tatuaggi. Difficile capire il significato dei vari abbinamenti senza la lettura del testo, tanto che sulla fotografia si è sentito il bisogno di scrivere in chiaro il nome dell'emozione che si sta osservando. A volte le buone idee vengono soffocate dal voler includere troppo. In queso caso la partecipazione è stata tanta segno che il sistema di promozione ha funzionato a dovere. Due buone offerte fotografiche di qualità, bene così. post di Corrado Pini Ombre Invisibili presso Oratorio San Quirino - Parma inaugurata sabato 22 settembre alle 18.30 sarà aperta fino al 4 ottobre orari: dal mercoledì alla domenica 10-12.30, 16-19. Circa un anno fa Orietta Bay del dipartimento didattica FIAF ma soprattutto nostra amica, durante una serata al circolo disse qualcosa che va ricordato. Quando un amico appassionato ci mostra le proprie fotografie, partecipiamo, condividiamo l'evento. E' importante. Dobbiamo premiare con la nostra attenzione e vicinanza, l'impegno, lo studio, la fatica di produrre e organizzare un'esposizione. E' necessario alimentare e sostenere la fiamma della passione e ne trarremo beneficio tutti quanti. E' stato bello quindi, sabato 29 settembre vedere la numerosa partecipazione dei soci di Parmafotografica all'inaugurazione di "Wae Rebo, là dove il tempo si è fermato" di Giovanni Ruzzi. Giovanni è viaggiatore non da poco, quando parte non lo fa per qualche spiaggia affollata. I suoi voli spesso intercontinentali hanno mete esotiche e fini filantropici e spesso gli amici trovati laggiù hanno ricambiato la visita qui in Italia. L'esposizione inaugurata presso il bar Crysopolis a Parma racconta di Wae Rebo villaggio sui monti dell'isola di Flores in Indonesia. Si tratta di un villaggio costituito da strane e grandi capanne a forma di cono. La tipicità del luogo è stata riconosciuta da UNESCO che lo ha decretato patrimonio dell'umanità. Per mantenere questo prezioso status non verrà costruita una strada che avrebbe evitato una lunga salita per i sentieri dei boschi tropicali ma avrebbe portato il turismo di massa su quelle montagne. Giovanni ci racconta il villaggio, la gente che ci vive, i turisti e la cerimonia religiosa che un missionario Saveriano anche lui salito per la montagna, ha tenuto all'interno di una delle capanne. Possiamo considerare l'esposizione come anteprima di un audiovisivo che racconterà in modo più dettagliato quest'avventura. Poi, mi ha confidato Giovanni, forse ci sarà in futuro un ritorno a Wae Rebo. Ne aspettereno con pazienza i frutti fotografici. Se invece a qualcuno prude il dito indice per la voglia di fotografare e non vuole aspettare... avete sentito parlare della notturna fotografica a Venezia?
post: Corrado Pini
Ogni tanto per sfuggire alla routine della vacanza total-relax sulle spiagge romagnole abbandono la mia compagna di avventure a grigliare al sole, infilo le infradito e comincio a camminare in solitaria. Berretto, occhiali da sole e macchina fotografica sono gli unici accessori indispensabili per la mia ricetta anti-stress. Arrivato in un viale centrale noto un cantiere delimitato da una palizzata marrone di lamiera ondulata. Piuttosto bruttina, potevano fare meglio nel salotto buono della riviera romagnola. Con indosso gli occhiali da sole e non da vista mi avvicino di più per notare che la parete metallica è stata utilizzata anche come spazio espositivo. Tante piccole fotografie incollate in basso in ordine sparso e più in alto a formare la parola "smile". Sono tutti ritratti di persone sorridenti e in uno spazio bianco alla base delle stampe viene ripetuto ancora "SMILE", sorridi. L'installazione risale alla scorsa Pasqua e al momento della mia scoperta è degradata.
L'invecchiamente non ha rovinato il senso dell'opera anzi, come spesso accade nella street-art il tempo ha donato una patina che aggiunge qualcosa. Ognuno di noi osservando un'opera in strada la può vedere in un momento della sua "esistenza". In quell'istante la percezione è personale e unica. Soltanto pochi giorni e un'acquazzone, una mano poco rispettosa, una scoloritura la modificherà per sempre e l'opera sarà qualcosa di diverso. Non mi addentro sulla questione da tempo dibattuta se un graffito rimosso dalla strada e custodito, "salvato" in un museo ha ancora ragione di essere oppure se la sua storia e il suo destino siano legati alla strada e lì debba rimanere. L'inevitabile successiva ricerca sul web ha rivelato che l'idea è di un'agenzia per un'attività commerciale. Pubblicità, quindi. Poco importa, credo che sia un'iniziativa simpatica e ben realizzata, migliore senza dubbio del solito cartellone. Questa strana esposizione ha avuto un buon seguito sui social network e ho scoperto anche un articolo sull'edizione locale di un quotidiano. Una buona rèclame ed un modo intelligente di utilizzare la fotografia in pubblicità, regalando un messaggio positivo. Per una volta non le solite immagini che vogliono associare ai prodotti muscoli, bellezza pacchiana, violenza o ricchezza; invece un messaggio semplice, invitante, curioso e speriamo efficace: sorridi! Ben fatto. post: Corrado Pini Dopo il caldo di luglio e agosto che si sopporta volentieri in spiaggia, le giornate settembrine un po' più corte ma anche più fresche riportano voglia di fare. Settembre è un mese di inizio. Anche il nostro circolo dopo un raduno davanti ad una pizza per raccontarsi l'estate che sta terminando, riprende l'attività. Il protagonista della prima giornata della nuova stagione è Maurizio Berni, uno dei soci storici di Parmafotografica. Maurizio è apprezzato, da sempre, per la sua capacità di rendere al meglio il colore nelle sue opere. Questa volta invece ci ha ha sorpreso esponendo una serie di fotografie in bianco e nero. "E' una sfida, mi sono messo alla prova col bianco e nero che non è nelle mie corde quanto il colore". Se sfida deve essere, che sia difficile. Maurizio ha gusto, tecnica ed esperienza per dosare e accostare i toni ottenenendo sempre immagini equilibrate. Nelle fotografie in bianco e nero ci si aspettava lo stesso equilibrio, invece la locandina ci inganna, è composta da un semplice gradiente che parte dal bianco e torna al bianco attraversando tutti i grigi. In "Tra luci e ombre" invece sono assenti le sfumature, nientre grigi, soltanto contrasti netti, ombre chiuse, neri profondi e tagli di luce. Maurizio fa leva sul bilanciamento dei pesi tra le superfici di nero e bianco: la composizione. La serie di fotografie non racconta una storia ma nel dibattito alcuni sono riusciti a vedere una linea logica che va oltre alle intenzioni dell'autore. Una prova ulteriore che le fotografie una volta mostrate vivono di vita propria che dipende dal contesto, dal tempo e dall'osservatore. Nella seconda parte della serata sono state esposti due trittici omogenei.
Le prime tre, in formato quadrato, hanno per soggetto alcuni fiori ben resi con colori vivaci e primari. Ricordano la pop art, Wharol, Lichtenstein, alcuni fumetti d'autore. Le ultime tre hanno toni piu' sfumati e prendono spunto da alcune tele di Morandi e qualche DeChirico. Maurizio ci ha raccontato l'origine di queste opere nelle quali la post-produzione è ridotta al minimo. Tutto è giocato su una sapiente messa in scena degli oggetti e l'utilizzo di qualche soluzione come sfondi artigianali, cornici o la proiezione sopra la scena di diapositive che ben si legano ai soggetti. In tutti i casi si fa notare la grande qualità della realizzazione tecnica unita con il gusto misurato della composizione sempre perfetta tanto che è stato complicato scegliere l'immagine migliore per la galleria. Alla base di tutto questo ci sono due cose essenziali: il divertimento nel realizzare le proprie opere e l'idea, la cosa più importante. post: Corrado Pini |
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Aprile 2024
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